“Tutti i palazzi collassati sono posti alla stessa quota”. E’ soltanto una coincidenza?


via-c-di-fossa-bassaL’Aquila – Il collega Raniero Pizzi ha scritto queste interessanti e razionali considerazioni, che sicuramente costituiscono un utile contributo al dibattito sul terremoto aquilano, troppo spesso costruito su livori, disinformazione, qualunquismo comprensibile ma inutile se si cerca la verità, o almeno quella parte che possiamo acquisire: “Se mi permettete, volevo fare qualche riflessione a voce alta su piazzale Paoli. Che nella zona di via Campo di Fossa vi fossero delle grotte è notizia antica. Però, c’è un particolare che vorrei far notare ai navigatori. La voragine di 40 metri in via de Bartolomaeis è posta sotto un palazzo ed una villetta che non sono crollati. La famosa voragine di via Campo di Fossa, quella con la macchina appesa, è posta sotto un palazzo e una villetta che non sono crollati, (in verità il palazzo ha l’ordinanza di demolizione). La villa a tre piani posta a destra della voragine non è crollata. Nella foto da voi pubblicata, si vede un profondo dislivello che, una quarantina di anni fa, è stato riempito da un grande palazzo, adiacente a quello collassato di via Campo di Fossa numero 6. Questo palazzo è stato danneggiato, ma non è crollato. Addirittura, i palazzi di piazza Sant’Andrea sono crollati nonostante il terreno sotto di loro fosse stato consolidato dalla Soprintendenza con micropali e iniezioni di cemento. Questi lavori sono stati fatti solo 6 anni fa, in occasione della ristrutturazione delle mura cittadine. C’è un nesso tra i crolli e il terreno? Non tocca a me dirlo, certamente. Ma se nesso c’è, i mancati crolli proprio dei palazzi sopra alle voragini sembrano smentire collegamenti diretti. Vorrei proporre una ulteriore chiave di lettura, suggeritami da un ingegnere dei Vigili del fuoco. Quella persona, a suo dire espertissima di terremoti, (raccontava di aver iniziato la carriera proprio in Irpinia), mi ha fatto notare come tutti i palazzi collassati, e quelli con i maggiori danni, sono posti in pratica tutti alla stessa quota. Verificare questa curiosa coincidenza è abbastanza semplice. Basta piazzarsi alla Villa Comunale e puntare con il dito i palazzi collassati. Via d’Annunzio, via Sturzo, piazzale Paoli, via San’Andrea, via XX Settembre e casa dello studente. Al di là dei problemi strutturali, su cui non posso assolutamente esprimere un giudizio, non posso fare a meno di notare questa curiosa coincidenza. Tutti i palazzi venuti giù si trovano alla stessa quota. Cosa vuol dire? Secondo l’ingegnere, si tratta di “interferenza tra l’onda sismica e la linea di crinale”.

via-campo-di-fossa-casafiglia-rv1Del resto, basta collegarsi su un qualsiasi sito internet che parla di terremoti per scoprire che le onda sismiche superficiali, tipiche di un terremoto con ipocentro poco profondo, hanno la caratteristica di interferire con la struttura del terreno. Le onde rallentano la loro velocità e aumentando l’ampiezza in presenza di sabbia, magari bagnata, e in presenza di cambi di inclinazione dei crinali. Può essere una spiegazione? Il terremoto ha colpito e lesionato pesantemente sia la zona della Villa comunale, sia Villa Gioia, sia la zona di via Roma, tutte poste a breve distanza dal primo epicentro sotto la collina di Roio e dalle linee di rottura della faglia. E’ una mia ipotesi, che vale meno di zero, ma sono convinto che l’onda sismica, percorrendo la valle dell’Aterno, è piombata sul crinale sud, sud-ovest dell’Aquila con lo stesso effetto che avrebbe avuto una violenta onda di marea che risale un fiordo. La città è stata letteralmente “sollevata” dall’onda sismica, (ho un ricordo molto nitido in proposito), e poi è ricaduta pesantemente in avanti. Questo è quello che ricordo del terremoto dalla mia postazione privilegiata in via Campo di Fossa. Osservando i pilastri dei palazzi danneggiati, tra l’altro, ho notato che molti appaiono ”stirati” in direzione sud, sud-est. Non solo la mia bella casetta a un piano sembra spinta verso sud, la stessa casa dello studente è collassata verso quella direzione, appoggiandosi al palazzo posto dietro, e numerosi testimoni raccontano di aver visto l’hotel Duca degli Abruzzi alzarsi e scivolare, anche lui verso sud. Che cosa significa, che in tutta la città non si dovrebbe ricostruire, e che siamo destinati a ritornare ad occupare il territorio di Amiternum da cui eravamo stati scacciati proprio dai terremoti un paio di millenni fa? Credo di no. Credo che si debba approfittare delle nuove tecnologie per creare case sicure, magari ritornando alle vecchie prescrizioni della “lottizzazione dell’Orto Cipolloni” del 1916, che imponevano ai costruttori di rimanere al di sotto di limiti dimensionali ben precisi: due piani al massimo, un seminterrato e tetto di legno. Curiosamente, le case costruite con quei criteri ancora oggi, e nonostante il terreno e le voragini, sembrano aver sopportato meglio di altre la straordinaria violenza della scossa del 6 aprile”. Raniero Pizzi – direttore del mensile Città Magazine – residente in via Campo di Fossa.
(Nelle foto Col: Sopra, la prospettiva di via Campo di Fossa colta dalla parte avvallata. Sotto: lo spaventoso cratere lasciato da un palazzo crollato con 27 vittime sempre in via Campo di Fossa)


29 Luglio 2009

Categoria : Dai Lettori
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