Scalfaro, un triste ricordo… sismico
L’Aquila – Oscar Luigi Scalfaro ha forse portato con sè, dal 1984 ad oggi, un triste e forte ricordo dell’Abruzzo, che va ben al di là di quelli delle visite da presidente della Repubblica nella nostra regione. Visite formali e scandite da ritmi ufficiali, discorsi, incontri e dichiarazioni. C’è molto di più, ed è un ricordo ancora una volta legato al terremoto, che fa parte della storia abruzzese molto di più dei momenti ufficiali.
Nel 1984 a maggio ci fu il forte terremoto che devastò parte del Parco nazionale d’Abruzzo, dell’Alto Sangro e della provincia di Isernia. Un evento sismico tanto disastroso, quanto dimenticato da tutti: i danni furono rilevanti e le tendopoli fecero parte del paesaggio per parecchio tempo. In quell’occasione, inoltre, nacque in pratica – voluta dal sottosegretario Zamberletti – l’organizzazione chiamata protezione civile. Oscar Luigi Scalfaro, nominato da Craxi nel 1983, era ministro degli interni. L’organizzazione dei soccorsi e i primi interventi non furono certo esemplari: nelle zone colpite mancava tutto e i sindaci erano disperati. Scalfaro partecipò ad una riunione in prefettura a L’Aquila, porte chiuse in faccia ai giornalisti (come sempre considerati dai fastidiosi impiccioni), ma anche in faccia a molti sindaci giunti a L’Aquila da tutti i comuni colpiti dal terremoto. Scalfaro pretese che la riunione avvenisse a porte chiuse (probabilmente era necessario, ma i modi non furono certo cortesi e democratici) e questo, dopo inutili tentativi di partecipare, fece infuriare i sindaci che presero a picchiare pugni sulle vellutate e imbottite porte del gabinetto del prefetto. Vi furono urli, insulti, una gazzarra che durò a lungo, all’interno dell’inviolabile palazzo del prefetto (quello oggi distrutto dal terremoto), e l’insolito era che a gridare erano sindaci e amministratori della zona terremotata. Disordini simili, del resto, non erano una novità per il palazzo del Governo a L’Aquila: ce n’erano stati, sempre dentro la prefettura, nel 1971 per la vicenda del capoluogo di regione.
La riunione finì ovviamente con un incontro e il seguito fa parte della storia abruzzese. Per Scalfaro, che era rigido e autoritario, non fu una giornata facile. Il suo celebre “non ci sto” (che avrebbe poi pronunciato da capo dello Stato) glielo urlarono in faccia, in coro, e in anteprima, i sindaci disperati di paesi distrutti dal terremoto. La scossa principale, epicentro a S.Donato val Comino, raggiunse 5,9 Richter. Alcuni giorni dopo ne seguì un’altra, stessa zona, magnitudine locale 5,1.
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