Cambiar passo in Abruzzo
(di Giuseppe Tagliente, consigliere regionale PdL) –
Dopo aver letto la mia nota precedente, nella quale sostenevo la necessità di un cambio veloce di mentalità e di cultura politica nella direzione di un superamento della conflittualità tra le parti rivolto alla ricerca di soluzioni per i problemi più importanti della nostra regione, un collega consigliere del mio stesso schieramento mi ha inviato un sms nel quale, dopo aver scritto di condividere le mie analisi, aggiungeva:”…occorrerebbe anche un cambiamento di passo”. Ebbene, di questo vorrei dire questa settimana, confidando che le mie parole siano interpretate come uno stimolo ad una discussione che tarda a svilupparsi all’interno del centrodestra abruzzese persino alla vigilia della celebrazione dei congressi del Pdl. Cambiare passo, suggerisce il collega, ed io sono completamente d’accordo con lui perché è di tutta evidenza che da mesi si marcia “sul posto”, come si dice in gergo militare, mostrando indecisione, timidezza, imbarazzo, disorientamento nel governo della Regione. Lo si è percepito in occasione della redazione della legge finanziaria e del Bilancio di previsione 2012, nel quale non si individua nessun disegno strategico, e lo si registra ogni giorno nell’immobilismo della Regione dinanzi alle emergenze che purtroppo vengono anche accentuate dagli effetti della crisi economica nazionale. Cambiare passo, dunque e subito, dando spazio innanzitutto ad un dibattito interno alla maggioranza che sia il più libero possibile e poi contestualmente aprendosi al confronto con le forze della cultura, dell’impresa, del lavoro, del sindacato, con le istituzioni sottordinate e quindi con tutte le rappresentanze del territorio ( a proposito, perché non riunire finalmente il Consiglio delle autonomie previsto dall’art. 71 dello Statuto regionale per avere un interfaccia utile in un momento così particolare della vita regionale?). La democrazia ritrova vitalità e forza nella discussione e non bisogna avere paura di aprirsi al confronto, interno ed esterno, soprattutto sui grandi temi irrisolti del nostro Abruzzo, che non voglio per pudore e per economia di spazio qui evocare. Cambiare passo avviando a tre anni ormai suonati dall’inizio di questa nona legislatura ed in una situazione politica ed economica completamente mutata, una verifica sul programma di governo sottoposto agli elettori nel 2008 e possibilmente anche una riflessione sull’efficienza della squadra di governo, all’interno della quale ci sono eccellenze ma non solo e sulla opportunità da parte del presidente, cui rinnovo fiducia e simpatia umana, di mantenere ancora deleghe commissariali troppo gravose e dispersive rispetto agli altri compiti da lui ricoperti. Cambiare passo infine – e qui ritorno sul tema della scorsa settimana – approfittando del clima diverso che si respira a livello nazionale per aprire un rapporto nuovo con le opposizioni e con quelle del Terzo Polo in particolare, le quali, opportunamente coinvolte, potrebbero garantire maggiore stabilità ed efficacia all’azione di governo. Non so se il collega che mi ha sollecitato queste riflessioni sia a questo punto ancora d’accordo con me, ma a lui ed agli altri mi piace dire, in conclusione, che mostrare di non sapersi rinnovare, anticipando possibilmente i tempi ed i modi di una politica che sta mutando geografia e modo di essere, potrebbe segnare la fine di tante illusioni personali ma, quel ch’è peggio, aggravare la situazione già pericolosa in cui versa l’Abruzzo.
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