Il Nord trema


(di Carlo Di Stanislao) – Facciamo il punto. La terra ha tremato due volte, fra Veneto ed Emilia. Una prima volta stanotte poco prima dell’una e poi stamani, poco dopo le 9. La prima è stata una scossa di magnitudo 4,2 Richter, nel distretto delle Prealpi Venete, con epicentro e sviluppo alquanto superficiale: 10,3 km di profondità. A tremare una vasta area, compresa fra Venezia e Crema.
Stamani invece, alle 9,10, una scossa di magnitudo 4,9 ha interessato l’Emilia, con epicentro fra Brescello e Poviglio e forti vibrazioni avvertite in tutto il Nord Italia.
Per ora non si segnalano, da parte del Dipartimento della Protezione Civile, danni a persone o cose.
Le due scosse, avvertite in tutto il Nord Italia, anche a Genova, Torino e Milano (dove si segnalano danni nella chiesa di S. Ambrogio), sono, secondo gli esperti, fenomeni distinti.
Appartengono cioè, secondo l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, a due zone sismogenetiche diverse.
A Milano, oltre che a Verona, Parma e Reggio Emilia, le scuole sono state evacuate e sono in corso riunioni operative fra presidenti di Provincia e Protezione Civile.
Le Ferrovie dello Stato hanno comunicato, stamani, che è ripresa gradualmente alle 6 la circolazione dei treni sulle linee Bologna – Verona e Modena – Verona, sospesa dalla mezzanotte per consentire le verifiche tecniche a seguito della prima forte scossa. Quattro in totale i treni regionali cancellati, con ritardi compresi fra 10 e 90 minuti per altri nove convogli.
Nel luglio 2011, sempre in Pianura Padana, si è registrato un evento sismico di magnitudo 4,7, con epicentro nel Basso Veneto. Anche allora il terremoto, che non provocò vittime né ingenti danni, fu avvertito nelle province di Milano, Cremona, nella zona della Bassa Bergamasca e in alcune località della Valle Seriana.
La Pianura Padana, come è noto, non è zona avvezza a forti terremoti, visto che non è situata in una zona di scontro tra placche terrestri come testimonia l’assenza di rilievi montuosi.
Ma, sotto di essa, vi sono cicatrici ancora aperte di fenomeni geologici chiamati “sovrascorrimenti”.
Si tratta di pacchi di antichi sedimenti marini e terrestri che si formarono quando al posto dell’attuale pianura si estendeva un grande golfo marino. In epoche diverse e a più riprese questi pacchi di sedimenti, che con il tempo si erano trasformati in rocce, sono stati compressi e alcuni degli strati di roccia sono andati a sovrapporsi su altri, da qui il termine di “sovrascorrimento”.
Questi fenomeni spesso avvengono in milioni di anni, durante i quali le rocce vengono plasmate come fossero pacchi di plastilina, e questo succede se le temperature e le pressioni alterano la loro struttura fisica fino a renderle plastiche. In tal caso gli eventi sismici sono quasi assenti. Ma talora, quando non plastiche, le rocce rimangono rigide e quindi, se sottoposte a pressioni, si spezzano.
E’ il momento che anche là sotto, si producono terremoti che possono arrivare anche ad una certa intensità, come il terribile terremoto detto di Brescia, del giorno di Natale del 1222, che distrusse gran parte della città, causando migliaia di morti o quello precedente, del 1117, che colpì duramente Verona.
Quest’ultimo, disastroso sisma, di cui narrano ampiamente le cronache, colpì tutta l’Alta Italia a Nord dell’Appennino Tosco-Romagnolo e la Svizzera, la Francia e specialmente la Germania. A Verona, già colpita da una alluvione dell’Adige sul finire dell’anno 1116, la violenza del moto tellurico fece aprire delle voragini nella terra e distrusse in quel giorno quasi tutta la città e specialmente gli edifici più significativi e cari ai veronesi.
Oltre a cadere la recinzione esterna dell’Arena, caddero quasi tutte le chiese ed i maggiori monasteri: San Nazaro, San Stefano, ecc. e ciò spiega come a Verona siano rarissimi i ricordi di un’architettura Alto medioevale.
Come, soprattutto noi aquilani abbiamo imparato a nostre spese, in occasione di quasi tutti i terremoti di qualche entità, la scossa che si presenta col massimo d’intensità è qualche volta preceduta (rarissimi casi) da scosse premonitorie e sempre seguita da varie altre scosse.
Ciò si esprime dicendo che tali fenomeni, nel loro complesso, costruiscono un periodo sismico.
Un periodo sismico si presenta costituito, nel caso più completo, da scosse premonitorie, scossa fondamentale, scosse secondarie o repliche.
Nel 80% dei casi il fenomeno sismico comincia con la scossa più forte e dagli studi fatti non è dato per nulla prevedere se una scossa di debole intensità riassume in se tutto un fenomeno sismico o sia per preludiare ad un fenomeno sismico più cospicuo.
Nel corso degli ultimi 150 anni ci sono state scosse premonitorie che hanno preceduto di pochi minuti, di poche ore e perfino di qualche giorno o qualche mese (vedi appunto L’Aquila), la scossa fondamentale.
Tornando all’attuale, dal Centro sismologico di Udine fanno si fa sapere che potrà verificarsi un ulteriore coda di piccole scosse di magnitudo decrescente dopo i due principali eventi, nell’area del Veneto ed in quella delle provincie emiliane di Parma e di Reggio.


25 Gennaio 2012

Categoria : Cronaca
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