Zona fredda, non franca
L’Aquila – QUANDO SENTI MOLTE CILIEGE, VAI CON IL CESTINO PICCOLO – La zona franca diventa una doccia fredda che, meglio di niente, ma peggio di quanto si sosteneva, porta dei benefici, di cui tuttavia dovremo sapere tutto, e chi sa quando. Ci vorrà , infatti, ancora del tempo per quello che l’on.Lolli definisce un “de minimis”. Zona fredda, quindi, più che franca. Di questa ZFU si parla e si sparla da oltre due anni e alla fine resta valido il vecchio detto dei contadini nostrani: quando senti molte ciliege, vai con il cestino piccolo.
E’ onesto ricordare che il governo Berlusconi di cose buone ne ha fatte, pur essendo stato sempre necessario strappargliele con i denti e con le unghie, all’ultimo momento, dopo urla, grida, bastonate, proteste, cachinni di disperazione. Una di tali cose buone e concrete, è la riduzione del 60% delle tasse diluite in lunghissime e modeste rate. Sarebbe falso e bugiardo negarlo, sarebbe un atteggiamento da politici che la gente perbene (come si spera siano sempre gli aquilani, in genere) rifiuta. Brutta, demoralizzante, è invece ancora una volta la sceneggiata di certi politici. Prima insulti e berci contro il governo Monti, poi tutti ad annunciare la lieta novella (che tanto lieta neppure è) e a sgomitare per lucrarne un vantaggio elettorale. Nonostante L’Aquila stia, come sostiene Vittorio Festuccia, come stava il 7 aprile 2009, c’è sempre chi tenta di avvantaggiarsi elettoralmente, scegliendo il gioco sporco, la sveltina dei bari al poker.
Tutto ciò è sintomo di grave immaturità , quanto meno, e di insipienza. E’ incredibile, infatti, che i politici pensino, siano convinti di rastrellare voti usando metodi che già trent’anni fa erano obsoleti, riprovevoli. E di poterlo fare nel momento più drammatico della storia moderna aquilana. Non comprendono che la gente è smaliziata, delusa, decisa a non farsi prendere in giro.
Nello scenario desolante in cui vive quotidianamente, l’aquilano che in teoria dovrebbe votare per le primarie e per le elezioni del sindaco a maggio, rifiuta ogni trucco, ogni melina elettorale, ogni bugia. Perchè, in fondo, quella della ZFU è sempre stata solo una bugia, una spacconata irreale: nessuno ha avuto il coraggio di dire, ad un certo punto, che era una promessa e che tale promessa non ha potuto essere mantenuta. E sull’ustione, si continua a versare acqua bollente, accapigliandosi sui meriti presunti, sul chi è stato più bravo. Se avessero detto solo la verità (“Abbiamo provato, non ci siamo riusciti perchè lassù in Europa ci considerano straccioni fastidiosi”), la gente avrebbe masticato amaro, e inghiottito il rospo. Uno dei tanti rospi. E avrebbe tirato avanti, perchè dopo la mezzanotte deve per forza arrivare l’alba.
Fatidiche le parole del saggio professore insignito della Minerva (a Chieti, non a L’Aquila per carità …), Raffaele Colapietra: “Cialente o de Matteis? Come a testa o croce, tanto…”.
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