Convegno sul “mistero del male”


(di Cristina Mosca)
Pescara – (Immagine da blog.panorama.it) - Tutti siamo in grado di compiere atti crudeli. È la verità che l’Alcua (Associazione per la Libera Cultura in Abruzzo) ha voluto guardare in faccia proponendo per (guarda caso) venerdì 13 gennaio a Pescara un incontro dal titolo coraggioso: “Il mistero del Male”. Altrettanto ironicamente, ma questo forse non era voluto, tre dei quattro relatori chiamati a parlare del Male erano degli “angeli””: Angela Capobianchi, avvocato e oggi nota al grande pubblico per i suoi thriller pubblicati con la Piemme, nonché per la sua collaborazione con le pagine culturali del Centro; Angelo De Nicola, scrittore e giornalista, vice coordinatore per l’edizione Abruzzo del Messaggero; e Angela Piergiovanni, psicologa specializzata in devianze mentali.
Insieme a loro Christian D’Ovidio, tanatologo (un “esperto di morte”) e docente di Medicina Legale presso l’Università d’Annunzio; e Antonio Di Loreto, presidente Alcua, che ha fatto da appassionato moderatore e ha tenuto insieme le fila del discorso.

Le argomentazioni si sono ripartite equamente tra teoria e pratica. «Il “mostro” è dentro ognuno di noi e dobbiamo solo prendere consapevolezza che questo nostro lato oscuro va integrato nella nostra vita». È così che la psicologa Angela Piergiovanni ha spiegato che, come esposto già da Freud, ognuno di noi ha una pulsione distruttiva innata, che solitamente si manifesta in espressioni cattive o in curiosità morbose. Esperimenti ed esperienze hanno dimostrato che un contesto insolito favorisce l’abbandono degli schemi psicosociali e l’assunzione di comportamenti non abituali: non si può quindi escludere che persone che nella normalità non manifestano sadismo non lo diventino mai, ad esempio in condizione di potere. La psicologa Piergiovanni ha preso ad esempio l’esperimento di Stanford, condotto con finti carcerieri e finti carcerati; a noi sono venute in mente le interessanti dinamiche immaginate da José Saramago nel libro “Cecità”, in cui i colpiti da una misteriosa epidemia di cecità vengono isolati in un edificio e infine abbandonati a se stessi.
«Le azioni di un “mostro” o di un serial killer terrorizzano perché non hanno un movente – ha spiegato la scrittrice Capobianchi – La loro figura attrae moltissimo perché risponde ad una logica del tutto a sé, impenetrabile alla comprensione. Lo scrittore thriller si ritrova quasi a svolgere funzione sociale, perché con il ripristino delle forze positive e della razionalità porta il lettore ad una catarsi».
La “pratica” dell’argomento è stata rappresentata dal medico legale e dal giornalista. Christian D’Ovidio con delle slides ha spiegato come interagisce un medico legale con una scena del crimine in Italia e ha rivelato che, al contrario di quanto vediamo nelle serie televisive americane, purtroppo nel nostro Paese la scena non sembra sufficientemente preservata da “inquinamenti” vari, mentre invece la sua “purezza” è una condizione essenziale per l’esatta ricostruzione dei fatti e il corretto svolgimento delle indagini. Angelo De Nicola ha parlato dell’omicidio di Balsorano, già descritto nel 2003 nel suo libro “Presunto innocente – Cronaca del caso Perruzza” (Edizioni Tracce).
«L’associazione tra Morte e Male è un tabù che va superato – ha concluso Christian D’Ovidio – la Morte non è sempre il Male, anzi il Male stesso non è sempre assoluto. Se ci è facile intuire che il Male è relativo in base alle regole di una società e che uccidere è invece è il Male assoluto, dobbiamo distinguere anche tra un delitto passionale e un delitto affrontato con lucidità».


19 Gennaio 2012

Categoria : Cultura
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