Ricostruire senza tradire


L’Aquila – SGARBI E IL TERREMOTO NEL LIBRO SULL’ “ITALIA DELLE MERAVIGLIE” – (di G.Col.) - Vittorio Sgarbi, come uomo d’arte e come raffinato storico e critico, dedica a L’Aquila, al cratere e al terremoto un capitolo del suo libro “L’Italia delle meraviglie”, Saggi Bompiani, che il presidente Chiodi ha gentilmente consegnato in omaggio a Natale ai giornalisti. Lo abbiamo letto, traendone diletto e beneficiculturali, scovandovi un consiglio per la ricostruzione aquilana: riedificare senza tradire. L’effervescente professore-sindaco-showman-conduttore tv-politico a tempo perso ha il dono di saper scrivere usando una buona lingua, un autentico patrimonio culturale, un’originalità che è intelligenza arguta e penetrante, e una saggezza sicuramente condivisibile. Senza mai tradire se stesso e le proprie posizioni meditate e chiare.
L’Aquila, Sgarbi la conosce bene da molto tempo, essendovisi recato più volte, spesso di notte come ama fare lui, ad ammirare chiese, palazzi, scorci del centro storico ormai distrutto. Ma non del tutto perduto, visto che ne restano i profili, le immagini, gli angoli e i caratteri monumentali e urbanistici. L’attenzione del critico è stata riservata anche a molti centri del circondario.
Sgarbi, senza indulgere a piagnistei retorici o a filippiche contro questo e quello, dà semplicemente dei consigli, dopo aver ricordato il castello e il suo museo, qualche splendido pezzo d’arte del nostro patrimonio (Il Trittico di Beffi), alcuni centri dell’Aquilano, dedicando la sua attenzione a S.Stefano di Sessanio e al suo colto recupero, avvenuto prima del terremoto, con fedeltà e rispetto degli originali.
Egli scrive, anzi auspica, un ritorno della gente nei centri aquilani “senza abbandonarli e senza sfigurarli”. L’edilizia minore è preziosa, dice, e richiede attenzione più delle edilizie monumentali. L’esperienza di S.Stefano andrebbe replicata, utilizzando tecniche moderne e sicure, senza alterare l’esistente o il recuperabile.
“Occore – dice Sgarbi – non disperdere lo spirito dei luoghi, non cancellare con la ruspe le tracce di una cultura antica. Occorrono amore e attenzione come per le persone indifese, per i bambini e i vecchi”. Nelle pietre cadute, per il critico ferrarese, c’è la memoria dell’Abruzzo e c’è un’antica civiltà che rischia di perdersi per sempre. Niente ricostruzioni “incolte e affrettate”, senza rispetto e senza intelligenza. Per L’Aquila, comunque, il rischio fretta sicuramente non c’è: infatti, tre anni se ne stanno andando senza che sia stata mossa una pietra nel centro.
Una bella mano, sicuramente Sgarbi ce la dà parlando – o meglio scrivendo – così e raccomandando cura, cultura, rispetto delle cose e dei luoghi. Bisogna ringraziarlo e sperare che non ci dimentichi, tornando a vedere come vanno e andranno le cose. Se che in qualche modo vadranno. Il peggio del peggio sarebbe il nulla attuale, la peggiore delle offese alle zone terremotate. La memoria dei luoghi sarebbe perduta per sempre, dopo essere stata vilipesa da trogloditi della politica e del governo. Speriamo non ve ne siano troppi.


18 Gennaio 2012

Categoria : Cultura
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