Salute – Militare naturale
(di Carlo Di Stanislao) – Sui reduci dall’Afganistan si è dimostrato che l’agopuntura è efficace nella sindrome post-traumatica da stress e, da due anni, un gruppo di lavoro istituito all’interno del Patto Atlantico studia l’applicazione delle medicine non convenzionali fra le forze armate. Il gruppo si chiama NATO Research and Technology Organisation (RTO e promuove ricerche scientifiche in cooperazione con le 28 nazioni della organizazione e con 38 partner esterni, avvalendosi del lavoro di oltre 3.000 scienziati e ingegneri.
Il Gruppo di Lavoro, con mandato 2010-2013, ha l’obiettivo di fornire una serie di proposte e protocolli sull’applicazione in ambito militare delle Medicine Tradizionali e Non Convenzionali con approccio multidisciplinare e multiprofessionale.
Due gli obiettivi principali del progetto. “Il primo riguarda l’individuazione di trattamenti più veloci, efficaci, meno costosi e senza effetti collaterali nel dolore acuto, mentre nel secondo caso parliamo di trattamento della sindrome post traumatica da stress, cioè tutte quelle manifestazioni fisiche e psichiche dei soldati reduci dal fronte o dopo azioni in scenario di guerra”.
Con i primi eccellenti risultati presentati a Bologna, in un congresso della’ottobre scorso.
In Italia, poi, i militari del Policlinico Celio, hanno da tempo cominciato ad interessarsi di medicine non convenzionali, soprattutto agopuntura, omeopatia, omotossicologia e fitoterapia, con un profilo integrato di trattamento, secondo il dettato moderno della sinergia e non della opposizione fra modelli medici.
Al Celio lavorano circa mille dipendenti ed esso, pur rappresentando un polo di eccellenza per le esigenze sanitarie delle Forze Armate, dispone di sei sale operatorie, 200 posti-letto, idonei ad erogare prestazioni di elevata qualità in regime di degenza, ambulatoriale e di day-hospital in tutti i settori della Medicina e della Chirurgia.
Delle varie esperienze nei vari ambiti di medicina non convenzionale, si parlerà in un congresso previsto presso la Sala Riunioni del Celio, in Piazza Celimontana 50, a Roma, il prossimo 27 gennaio, per fare il punto sulla situazione italiana ed internazionale, in un periodo che vede un forte incremento nell’utilizzo delle medicine non convenzionali/complementari da parte del personale militare. I dati mostrano infatti che una percentuale superiore al 50% della popolazione militare, inclusi i dipendenti, vi ha fatto ricorso in anni recenti e che il 66% del personale ancora in servizio attivo utilizza integratori alimentari nella dieta quotidiana. Sempre meno, per contro, sono coloro che si avvalgono dei tradizionali servizi medici militari: cresce il numero di coloro che prendono le distanze dai farmaci da prescrizione medica e dagli OTC a causa dei potenziali effetti collaterali.
L’acceso e tormentato dibattito intorno al rapporto fra medicina accademica e medicine non convenzionali che ha occupato almeno gli ultimi trent’anni, ha visto succedersi, a fasi alterne, una lunga serie di proposte, interpretazioni, aperture, chiusure, tolleranze e intolleranze.
Nel corso del prossimo congresso romano, in cui sono stato invitato come relatore, parlerò della necessità, soprattutto oggi in ambito militare e generale, di una “medicina integrata”, come già dal 1973 suggerito da Oreste Speciani, fautore di una posizione in cui ogni medico è uomo del suo tempo , con piena maturazione del vicolo cieco disumanizzante nel quale l’ideologia scientista e tecnicista, che, da oltre trenta anni, conduce la medicina a distanziarsi dal paziente e verso la bancarotta sul piano socio-economico.
Occorre quindi, in ogni ambito, rimettere la persona al centro, come criterio guida per ridisegnare l’organizzazione della sanità generale e territoriale.
Rimettere la persona al centro, in altre parole, dev’essere la mission di un progetto culturale in grado di mobilitare trasversalmente le risorse umane necessarie a ridisegnare sotto questa nuova luce i percorsi di diagnosi e cura, individuare strategie diagnostiche e terapeutiche più articolate e personalizzate, far emergere i valori e i contenuti di una nuova cultura clinica per la formazione dei futuri medici, anche di quelli militari.
Medici che siano formati scientificamente e tecnicamente, ma anche polisticamente, che conoscano il valore di un antibiotico, le indicazioni di un intervento chirurgico, ma anche le possibilità ascritte ad agopuntura e piante medicinali.
Medici, infine, che abbiano trovato nutrimento dai principi epistemici e dalle riflessioni di Ludwig von Bertalanffy, Prigogine, Bateson, Maturana, Varela, Morin, Capra, Goodwin e molti altri.
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