Città e università , separati in casa
Chieti – Scrive Alessandro Carbone, foto, capogruppo FLI: “Chiunque viva a Chieti sa perfettamente che l’università rappresenta la garanzia di una possibile crescita diffusa del nostro territorio. Chiunque abbia girato un poco gli atenei italiani sa che senza un’interazione strategica tra istituzioni e università e, in seconda battuta, tra realtà produttive e università il volano offerto dal sapere non si dispiega.
Messa in positivo: solo i territori che investono proficuamente nella creazione di reti costanti tra università e realtà vitali e nella loro integrazione e sinergia tra loro riescono a creare esperienze di qualità e di eccellenza.
Concordo con il Prof. Trinchese quando afferma che oggi diventa necessario stabilire un rapporto continuo con l’università , l’ateneo e il comune dovrebbero cercarsi di più per instaurare un percorso virtuoso e anche per colmare quello scollamento evidente che la università ha con la città .
Abbiamo bisogno in questo territorio di scambi, di interazioni, di reti. Abbiamo bisogno di far passare per questa terra persone e iniziative che abbiano delle cose da dirci, perché hanno già affrontato nel corso del tempo i problemi legati a città piccole e prestigiose bisognose di cambiare “modello di sviluppo.
Se si vuole fare sul serio occorre pensare all’evoluzione come a una necessità e come un nuovo inizio. In ambito universitario, per esempio, occorre che si recuperi lo spirito di tanti anni fa, quando Chieti costruì materialmente il proprio ateneo. Rafforzando legami con le tante università italiane e straniere che ci guardano con interesse, e a cui dovremmo essere in grado di offrire delle stagioni culturali e di studio per cui il nostro territorio che si dirama dal mare alla montagna sembra fatto apposta. Un progetto di università di alto livello potrebbe essere un’idea su cui lavorare proficuamente. D’altronde gli enti locali, pur nell’occhio del ciclone della crisi, hanno la responsabilità di non lasciare solo il proprio ateneo. Non solo perché potrebbe rappresentare il fiore all’occhiello del nostro territorio, ma soprattutto perché nelle nostre aule si formano culturalmente le generazioni”.
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