Macerie, un pasticcio ma tutti estranei
L’Aquila – Per la rimozione delle immense quantità di macerie che fino al 6 aprile “erano” la città verticale, ora ridotta in orizzontale, ci si sarebbe dovuti muovere nei primi giorni dopo il sisma. Milioni di tonnellate di materiale, forse anche tossico, e tutti lo sapevano perfettamente, costituiscono un problema di imponenti dimensioni. Un problema evidente, vistoso, non da immaginare. Invece, le prime macerie furono tranquillamente depositate in piazza d’Armi, dove ancora si trovano, come documentano le nostre foto scattate sabato 25 luglio. Il 28 maggio il nostro sito rivelò, non smentito e divenuto per alcuni fastidioso e intollerabile, che le macerie sarebbero finite nella ex cava Teges presso Bazzano. Dunque, se n’era parlato a livello di amministratori, politici, imprenditori, sicuramente dell’assessore Alfredo Moroni. Poi la equivoca storia dell’appalto ad una ditta, l’inchiesta della Finanza, gli interventi politici (decisivo quello di Giuliante, PdL), notizie sul ritiro della ditta, smentite, notizie sulle dimissioni di Moroni, ancora smentite: nel frattempo le prime macerie prendono comunque la via dell’ex cava Teges.
Non sappiamo quanto legalmente. Ci informiamo presso imprese che stanno lavorando: “Depositare le macerie – ci dicono è un problema quotidiano, e anche un costo rilevante”. Ora altre notizie, come al solito fatte filtrare, non diffuse apertis verbis dalle autorità responsabili con la faccia di fronte alla stampa e alla città allibita, sfiduciata, immelanconita. Dicono che la ditta scelta non ha i requisiti, e che l’incarico è stato revocato. Potrebbe pensarci il Genio militare, alle macerie aquilane. Un dirigente del Comune ha trovato che la via percorsa non era corretta e che l’incarico non si poteva conferire. Come dire che se il caso non scoppiava, grazie a Giuliante, tutto sarebbe passato “ahum-ahum”: ma è un lavoro del costo di almeno 50 milioni, 100 miliardi di lire, come può andare avanti in questo modo?
Alcune cose sono certe e si possono affermare. La pratica fu irregolare (è stata azzerata, quindi…): i dirigenti del Comune dov’erano e cosa facevano? L’assessore Moroni è comunque moralmente responsabile di questo complicato iter: ammesso che non tocchi a lui verificare le pratiche e le regolarità , tocca a lui risponderne. Le dimissioni che “voleva dare” erano la prova che intendeva assumersi delle responsabilità : non che qualcuno voglia la testa di Moroni, ma i retroscena della vicenda dicono che in Comune si agisce quanto meno – diciamo quanto meno – alla leggera e che, in ogni caso, oggi nessuno pagherà per ciò che è accaduto.
Infine, domanda da milioni di euro: se il lavoro può farlo il Genio militare (sicuramente a costi contenuti, rigore esecutivo, serietà e precisione), perchè si puntava a farlo fare da privati spendendo un mare di quattrini? La stessa cosa, in piccolo, riguarderebbe (dobbiamo avere dei riscontri che inutilmente cerchiamo) la ricostruzione di un ponte secondario. I militari lo avrebbero rimesso a posto in poche ore, il Comune alzò la voce e disse: “Ci pensiamo noi, che diamine…”. Il ponte ancora non ci sarebbe. Andremo a verificare sul posto, dateci tempo. In altri casi, i militaria hanno dimostrato chi sono, quanto valgono e come si lavora in modo serio e preciso: ne sa qualcosa la Provincia, che dopodomani si vedrà riconsegnare agibile e in sicurezza la strada Paganica-Camarda. Ci hanno pensato, appunto, i militari. E allora? A chi in altri enti dà fastidio la serietà delle divise, e invece è affascinato da lavori sempre milionari, sempre in ritardo e sempre – diciamo per carità di patria – pasticciati?
(Nelle foto Col: Sopra, i detriti ancora il 25 luglio depositati in Piazza d’Armi – Sotto: L’assessore Alfredo Moroni)
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