Grandi Rischi? No, silenzi
L’Aquila – (aggiornamento) – BERTOLASO ASSENTE NEL NUGOLO DI TESTIMONI – PRESTO CONFRONTI ALL’AMERICANA – (di F.C.) – Si animerà il processo alla commissione Grandi Rischi, ripreso oggi con una novità che si prospetta interessante: un confronto all’americana (faccia a faccia), tra il dirigente della Protezione civile Altero Leone e l’ex assessore regionale Daniela Stati. E non basta: potrebbe esservene un altro tra il sindaco dell’Aquila Cialente e la stessa Stati, che oggi ha preso strade politiche diverse rispetto a quanto era assessore.
La necessità di chiarimenti circa il ruolo della Protezione civile e il da farsi per le scosse sismiche che martoriavano L’Aquila da mesi, prima dell’aprile 2009, rende necessari approfondimenti.
“Si parlo’ dello sciame e nessuno di loro escluse la possibilita’ di una forte scossa. Ero un po’ preoccupato prima e un po’ preoccupato pure dopo, tanto che volevo programmare, ma il tempo non c’e’ stato, alcuni interventi sulle scuole”. Lo ha detto Altero Leone, dirigente regionale della Protezione civile, chiamato come teste nel processo contro i sette membri della Commissione grandi rischi. Il pubblico ministero Fabio Picuti, al termine della deposizione del dirigente, ha chiesto al Gip Marco Billi, il confronto tra lo stesso teste e l’ex assessore regionale con delega alla Protezione civile, Daniela Stati alla luce di alcune contraddizioni definite “evidenti” emerse oggi in aula.
Man mano che si va avanti, si delineano l’incertezza e l’approssimazione con cui si affrontò all’epoca la situazione sismica. Prima della distruzione della città , quando, in pratica nessuno fece nulla e non accadde un bel niente. Siolo bocche cucite. La gente fu lasciata ad avere paura, a convivere con l’ansia, tra mutismi ed esitazioni, timori di allarmare e paure di dire qualche verità che avrebbe potuto salvare vite e menti.
Tra i testi comparsi davanti al giudice Marco Billi, e ai PM Fabio Picuti e Roberta D’Avolio (foto in evidenza) (assente Guido Bertolaso, impegnato: dovrà comunque comparire la prossima volta che sarà chiamato), il rettore Ferdinando di Orio. Volevamo inserire due nostri scienziati nella Commissione grandi rischi, ha detto. Non ci fu consentito. Poi, di fronte alla rassicurazioni e al fatto che tutti gli uffici restarono aperti, non chiusi l’Università . Nessuno, del resto, aveva avanzato tale richiesta, che doveva comunque prendere un’altra autorità e non il rettore.
Uno dei due scienziati di cui parla di Orio è il prof. Gianluca Ferrini, anch’egli teste oggi. Ha detto di non essere mai stato d’accordo sulla ipotesi che l’energia sismica stesse “scaricandosi”. Il giornalista Gianfranco Colacito, citato come autore di un’intervista tv al prof. De Bernardinis (uno degli imputati, l’unico sempre presente, oggi per la prima volta affiancato da altri sei imputati), ha insistito ricordando che la serie sismica iniziò nel dicembre 2008 e fu totalmente ignorata da tutte le istituzioni civili e scientifiche. Mai una spiegazione o notizie alla popolazione, mai conferenze stampa sul terremoto, mai un’informazione mirata e autorevole per la popolazione atterrita e smarrita con il crescere del fenomeno. Tali silenzi e le parole non certo adeguate della Commissione Grandi Rischi possono, in questo senso, chiaramente considerarsi rassicuranti. Non c’era nulla da dire alla gente? E la gente pensava che non ci fosse nulla di preoccupante.
Invece non era così. A parte la catastrofe del 6 aprile, c’erano dati del CNR – ha spiegato la teste Renata Rotondi – che portavano in base a ricerche scientifiche e studi sul fenomeno, le probabilità che potesse esserci un terremoto rilevante a quasi il 30%. I dati furono comunicati, resi noti. ma nessuno – nè nel mondo istituzionale e politico, nè in quello scientifico – se ne diede per inteso. Il silenzio continuò imperterrito. Poi parlò la natura, forse sdegnata dal fatto che i suoi segnali premonitori fossero stati elusi o sottovalutati.
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