Le categorie: ristoratori e cuochi, molti a lavoro ma si va a rilento, nessun vantaggio dal G8
L’Aquila – InAbruzzo.com continua a sondare le categorie produttive e professionali, chiedendo loro opinioni e critiche sul dopo terremoto. Abbiamo già sentito l’avv. Di Scipio, il commercialista Coluzzi, il commerciante Angelini, il direttore generale della Provincia Di Pangrazio, e sentiremo amministratori e politici. Oggi ci rivolgiamo a due categorie decisamente protagoniste di questo momento difficile: ristoratori e cuochi. Toni Rufini, titolare del frequentato ristorante La Mimosa di Pìzzoli (specialità pesce) ha riaperto i battenti il 28 aprile, subito dopo le verifiche (positive) al suo locale, fino al 6 aprile particolarmente affollato quasi tutte le sere. Oggi, purtroppo, non è più così. “Si lavora, anzi si lavoricchia -ci confida Toni – ma vediamo soprattutto gente in divisa, tecnici, operatori dei vari servizi alla popolazione. Non abbiamo molti clienti locali, come prima, nè clienti di fuori zona. Speriamo in agosto…”. Nel fine settimana, si riesce anche a sfiorare il pienone: “Speriamo che arrivino i pizzolani-romani” dice Rufini. Qui si sta bene, il problema per la gente è dormire in tranquillità ”. Naturalmente per la paura delle scosse.
“Il danno – aggiunge Toni – ci è venuto dalla frase ‘Terremoto in Abruzzo’, troppo usata dalla tv. Ci ha danneggiati tutti, specialmente nelle zone turistiche non toccate dal terremoto, che sono come la nostra vuote, pensiamo a Roccaraso. Eppure, lì non è successo nulla”. Il G8 ha portato qualche beneficio alla vostra categoria?
“Neppure un cliente – assicura il ristoratore – Lady Sarkozy è uscita una sera, è andata in un ristorante, ma tutto qui. Certo non ci aspettavamo Obama, ma qualche cliente sì. Niente. Qui a Pizzoli tutti i locali sono aperti, e anche nei dintorni. Aperti e spesso semivuoti: aspettiamo tempi migliori, una ripresa, la fine della paura. Intanto i nostri clienti fissi si vedono poco”.
Contino Giusti è un cuoco con vasta esperienza, accumulata negli anni anche lavorando altrove in Italia e all’estero. “Battesimi, cresime, comunioni e persino matrimoni? Nel locale in cui lavoro ce n’erano prenotati decine fino a ottobre. Non ce n’è rimasto nessuno, tutti disdetti, la festa la gente sela fa a casa o altrove. Magari nelle tendopoli. Il fatto è che in troppi trovano da mangiare in tutto l’Aquilano a spese della Protezione civile, anche avendo casa agibile. E’ troppo facile… essere ospiti, controlli e verifiche ce ne sono pochi o per niente”. Questo riguarda persone anziane e magari poco abili?
“No – dice Giusti – anche i giovani: basta avere delle conoscenze, basta intrufolarsi. In questo modo, pochi rientreranno nelle case agibili e torneranno a fare la spesa, magari a frequentare un po’ di più ristoranti e pizzerie. Insomma, c’è voglia di normalità , ma è difficile tornare ad essere normali”. Il danno economico? Rilevante, non solo per gli operatori, ma anche per i fornitori e per il personale, che o viene tenuto a casa o in alcuni casi licenziato. L’Aquila della forchetta e del brindisi è ancora assente all’appello.
(Nelle foto Col: Sopra, Toni Rufini, ristorante La Mimosa di Pizzoli – Sotto, il cuoco Contino Giusti)
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