Politica, novità all’orizzonte
L’Aquila – (di G.Col.) – Spuntano sigle e iniziative, alcune delle quali latenti da tempo, rivitalizzate dall’ormai prossimo agone elettorale di primavera per il sindaco. E’ il caso di LCU, L’Aquila Unita, che c’era ma molti avevano dimenticato. Stesso discorso per LCV, L’Aquila Che Vogliamo, che c’è da luglio con il candidato sindaco Vincenzo Vittorini, il primo a scendere in campo, con il quale molti pensano che chiunque – politico militante e partitizzato – dovrà fare i conti. C’è poi, spuntato ieri sera con esordio assai poco felice (l’anonimato) un movimento di persone con ben 99 punti nel proprio manifesto. Qualcosa che comunque intende influenzare la politica cittadina.
Restano per ora indistinti, ma mugugnanti da sempre, i comitati, che in qualche modo si schiereranno alle elezioni, magari esprimendo un proprio candidato (se ce la faranno a mettersi d’accordo). Provengono da tempi effervescenti, pensiamo per esempio al movimento delle carriole che fece parlare di sè, ma hanno una debolezza: sono divisi, sparpagliati, blateranti, e il loro tallone d’Achille è proprio questa incapacità (finora, almeno) di fare blocco e pesare tutti insieme. Facilmente i volponi della politica tenteranno di attirarli, giovarsene, accostarli e spedire in campo delle sirene per sedurli. Divide et impera è un metodo antico e sempre validissimo. Dividi e comanderai. Lo sanno i comitati? Speriamo – per loro – che si leggano o rileggano qualche brano di Giulio Cesare o di Tacito.
Rumoreggia, quindi, il mondo della politica non ufficiale, degli scontenti di qualunque cosa, e degli scontenti a ragione di fronte ad una città che langue, resta diruta, sbanda e anzi viaggia come un treno senza conduttore verso il tracollo economico e sociale. Di proposte ne ha finora solo LCV di Vittorini. Gli altri parlano, elencano punti e compongono programmi.
Sull’altro fronte si attesta cipiglioso come l’esercito di Carlo d’Angiò di fronte allo sprovveduto e coraggioso Corradino di Svevia, in quel della Marsica medievale, il castrum della politica di professione, quella con partiti, loghi, simboli, correnti e pezzi da novanta imboscati a preparare primarie.
Sì, ora la parola d’ordine sono le primarie. Tutti le vogliono, tutti le esaltano, forse non si accorgono che le vere primarie sono quelle in corso negli USA, cominciate nello staterello agricolo dello Jowa. Le nostre, ammesso che ci saranno, somiglieranno ad un abbozzo grossolano e pasticciato, in cui i partiti e il potere permanente sceglieranno dei nomi, da servire in pasto ad un popolo che, spesso, delle primarie anglosassoni (quelle vere) sa poco o nulla.
Ma crede, sentendone parlare, di mangiare democrazia a pranzo e a cena. Invece mangerà surgelati a discount.
Nel sunto di fine settimana della situazione politica, la sola pagina svoltata è quella di una parte del centrosinistra, che ha marchiato a fuoco Massimo Cialente, dichiarandolo candidato sindaco. Tra mugugni e borbottii. Infatti nessuno può dire davvero che il centrosinistra sia catafratto e schierato come la falange macedone, pronto allo scontro da caprone infuriato con il PdL (che tace). E forse nessuno si chiede cosa vorranno fare i comitati e gli altri movimenti (quelli di cui parlavamo in apertura), che, per quanto scollati e al momento un po’ confusi, pure qualche migliaio di voti sapranno esprimere. Tolti presumibilmente a Cialente e agli altri candidarti centrosinistri, perchè è nella natura dei comitati stare a sinistra. E’ il candidato sindaco della sinistra che deve preoccuparsi, non quello della destra (quando ci sarà ).
Questo è quanto, in questa domenica di gennaio. O almeno quanto sembra a noi, che ragioniamo da persone della strada, senza sofismi e machiavellismi da grande politica. Ci mancherebbe altro…
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