Per dragare ci vuole una preghiera?
Pescara – IL VESCOVO ACCANTO AI PESCATORI – Se per dragare i fondali di un porto canale, occorre l’intervento di un vescovo, e magari anche quello divino che il vescovo può facilitare con le sue… aderenze altolocate, siamo alla frutta. E alla frutta è infatti il porto di Pescara. Che resta inagibile, pericoloso, invaso da fanghi tossici.
“Esprimo solidarieta’ a tutti voi pescatori. Sono colpito dal disagio che vi impedisce di svolgere serenamente il vostro gravoso lavoro e dall’agitazione di questi giorni e mi sento vicino alle vostre difficolta’ e alla situazione delle vostre famiglie chiamate ad affrontare in questo momento anche il peso di una precaria situazione economica”. Sono le parole che l’Arcivescovo di Pescara-Penne, Tommaso Valentinetti, rivolge alla marineria del capoluogo adriatico, ferma da alcuni giorni a seguito del blocco del dragaggio del porto di Pescara imposto dal Tribunale dell’Aquila. Parlando a amministratori, enti pubblici e privati, agli stessi lavoratori e a tutti i cittadini, Valentinetti dice che “e’ doveroso che ognuno si assuma le proprie responsabilita’ senza privilegiare gli interessi di parte, ma ponendo al centro delle attenzioni le persone e le loro famiglie. Con competenza e senso etico si mettano in atto progetti a servizio del bene comune – prosegue. Invito i pescatori ad essere uniti, superando ogni forma di individualismo o di corporazione, perche’ solo nel segno dell’unita’ si possono raggiungere risultati utili alla categoria e alla citta’ di Pescara”. Ai fedeli della diocesi Valentinetti chiede di “farsi carico di questo problema sociale e ambientale del porto canale, suscitando coesione, sconfiggendo la mentalita’ della rassegnazione, intervenendo da protagonisti a difesa della dignita’ e dei diritti umani, testimoniando con coerenza il Vangelo. Non c’e’ tempo da perdere – conclude – o si affrontano i problemi insieme o le difficolta’ rischiano di aggravarsi”.
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