A chi fa paura la primavera?
L’Aquila – (G.Col.) – LE URNE SI APPROSSIMANO, I CANDIDATI SINDACI UN PO’ MENO – Primavera è vicina, perchè i tempi della politica corrono velocissimi e i pochi mesi che mancano alla chiamata alle urne per i comuni (di rilievo quelli dell’Aquila e di Avezzano, ma non sono i soli), sono poca cosa. Ma sul fronte politico tutto tace. La sola voce che si è levata, in questo periodo festivo, è stata quella del candidato sindaco (dallo scorso luglio, senza se e senza ma) Vincenzo Vittorini per LCV, L’Aquila Che Vogliamo. Vittorini ha dato gli auguri del suo movimento. Nelle altre comunità politiche, persiste il silenzio. E non quello di chi pensa, piuttosto quello di chi ha paura.
Fatte circolare con opportuni input le indiscrezioni che si volevano mettere in giro, l’occulto “grande fratello” della politica aquilana ha chiuso la bocca. Si sa che nel minestrone dei nomi, alcuni gettati allo sbaraglio solo per creare voci, dicerie e confusione, più si alza polvere e meno si capisce come stanno davvero le cose. Ed è quello che a taluni fa comodo. E’ un po’ come il linguaggio politichese alla Aldo Moro o alla Spadolini: non dicevano nulla, ma lo dicevano bene. Il popolo bue non capiva un beneamato tubo, e andava bene così.
Qui a L’Aquila più che altrove, la situazione politica è ingarbugliata in modo totale. Estremizzando, i soli a parlar chiaro sono stati i capi del PdL che dall’inizio hanno annunciato… di non voler dire nulla. Hanno sempre ripetuto “vedremo”, svolazzando intorno alla presunta candidatura di Giorgio De Matteis (che non è del PdL ma sicuramente sta da quella parte, a grandi linee). Dall’altra parte, fatto salvo il nome di Massimo Cialente, non si è andati avanti di un passo. Delle primarie (che tutti dicono di volere) non si è più sentito nemmeno l’odore. Eppure, siamo a gennaio e la data delle primarie (se mai ce ne saranno) si dovrebbe già conoscere. A Montesilvano, per esempio, sono imminenti e fissate.
La verità e la spiegazione di tanti verginali riserbi, che di casto però non hanno nulla, sta forse nei fatti in corso. Il gran problema della proroga di tre mesi per l’emergenza e i precari. Centinaia di persone e di famiglie, quindi una notevole messe di possibili voti da carpire.
Ammesso che la gente vada a votare, il che è tutto da vedere.
Dando per certo (ma certo è solo quello che è già avvenuto, secondo noi) che la proroga di tre mesi ci sia, scadrà il 31 marzo, ovvero alla vigilia delle elezioni. E sarà una scadenza drammatica con impietosi tagli, licenziamenti, sfoltimenti, riduzioni di spese. Un massacro sociale che si abbatterà su L’Aquila come un uragano e che bisognerà gestire di fronte ad un governo (che potrebbe non esserci più, allora) specializzato in tagli, che pretende solo risparmi. Come gestire la esplosiva situazione aquilana sotto elezioni? Tradotto, c’è davvero gente disposta a candidarsi in previsione di questo day after tomorrow?
Forse, rimuginano alcuni, sarà meglio lasciar andare avanti chi vuole farlo, chi se la sente. La politica è indecisa a tutto, farfugliona, arruffona, ritardataria, approssimativa e tutto quel che volete. Ma non è stupida, la sola certezza che coltiva, è il proprio tornaconto. Governare la barca aquilana a primavera sarà una fatica di Ercole. Una che le unificherà tutte e 12 quante furono quelle del nerboruto semidio. Qui di nerboruti e soprattutto di semidei, davvero non se ne vedono.
Non c'è ancora nessun commento.