Emergenza: mezza vittoria o soltanto una doccia fredda?


L’Aquila – (di G.Col.) – (Immagine: splendida scena patiniana, molto attuale) – L’incontro con Monti, la proroga di tre mesi per l’emergenza e i precari. Sono una mezza vittoria, o soltanto una doccia fredda? Esaminiamo, a bocce ferme, dopo 24 ore, i fatti.
L’Abruzzo non è diventato una delle priorità del Governo, come chiedeva Chiodi, ma un problema da affrontare facendo i conti. Che nel tritacarne ci siano centinaia di precari con tre mesi di ossigeno (e poi? un’iniezione letale?) non commuove il Governo. Non rappresenta un’emergenza sociale in un territorio macerato e smunto, come quello del cratere. Forse anche per questo il presidente Chiodi se ne resta silenzioso. Le dimissioni possono attendere. Ma forse Chiodi le medita davvero.
Silenziosi anche, in queste 24 ore, i politici di grande e piccolo calibro. Gli stessi che, spesso, si distinguono per la loro loquacità, talora logorroica, spesso insulsa e improduttiva. La risposta di Monti forse li ha spiazzati. Conta anche il fatto che il governo è benvisto a sinistra, il che induce alla cogitazione silente i garruli politici di quella fazione. Ma, a dire il vero, tacciono anche quelli del centrodestra. Nessuno se la sente di pontificare. E’ un bene, ma è anche un segnale di allarme.
Si dice soddisfatto il sindaco Cialente. Quindi dimissioni archiviate, un’altra volta. Per lui la risposta di Monti apre la strada verso possibili soluzioni: unificare la spesa per la ricostruzione, includendovi anche il personale che serve a produrla. I precari, e non solo loro.
Se così fosse, sarebbe un bene. Ma oltre a Cialente, chi lo conferma? Chi fornisce garanzie?
Sindacati e categorie produttive ci stanno pensando su. Quindi, aspettano Capodanno per la pausa di rito, così non dovranno esprimersi tanto presto.
Per altri, il popolo ansioso e perennemente con il cuore in gola, la delusione prevale. Un’elemosina, una bombola di ossigeno per tenere in vita il malato. A tempo.
Intanto Monti, stasera, dice immaginifico come il Vate, che l’Italia deve allontanarsi dall’orlo del crepaccio. Chi sa se nella “sua” Italia è incluso anche il derelitto cratere sismico con problemi annessi, le sue emergenze, le sue disfatte cocenti alla fine del 2011: comincia, annotiamo, il terzo anno della non-ricostruzione, mentre gli algidi ragionieri di Palazzo Chigi picchiettano insonni sulle calcolatrici e l’Europa merkelizzata e sarkosyzzata strepita saccente per padroneggiare. La “Gralia”, ovvero l’Italia simile ad una specie di Grecia, ricorda quel pellicano nero di petrolio immortalato dagli ambientalisti dopo un disastro ecologico. Brindisi di Capodanno, comunque, con bicchieri mezzi vuoti: quelli sicuramente. Il domani è nel grembo dei banchieri, che non somiglia per niente a quello locupletale e raffaellesco di Monica Bellucci.


29 Dicembre 2011

Categoria : Cronaca
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