Il cratere alza la voce
L’Aquila – L’ORA E’ GRAVE – DOMANI 55 SINDACI E IL COMMISSARIO CHIODI POTREBBERO DIMETTERSI – O i soldi per grantire l’emergenza (che durerà per il 2012), o 55 sindaci si dimetteranno. E lo farà forse anche il commissario per la ricostruzione, presidente Chiodi. I soldi sono tanti: 160 milioni, a detta del sindaco Cialente. Dovrà garantirli il governo al cratere sismico, e anche subito, per evitare il soffocamento di centinaia di precari degli enti locali. E dell’autonoma sistemazione alla popolazione assistita. Un’ora grave, dunque, e una volta tanto la politica pare aver imparato a restare unita. C’erano politici di ogni colore, oggi, al consiglio comunale straordinario, a L’Aquila. Parlamentari, consiglieri regionali, sindacalisti. Gente dall’espressione decisa. Nessun sonnecchiamento, ma cipigli seriosi. Ora si sa cosa fare: dimissioni in massa, di un sesto dei circa 300 sindaci abruzzesi, mai visto prima niente di simile.
L’appuntamento è per domani, da Monti e dai suoi superesperti economici, superdirigenti, tecnici aurei, specialisti. Ci saranno Chiodi e Cialente, a nome del cratere. Qualcuno spera anche Letta. Hanno smesso di litigare, Cialente e Chiodi, e operano gomito a gomito, situazione confortante per migliaia di cittadini che con il fiato sospeso aspettano di sapere cosa sarà di loro, nel 2012, l’anno della profezia Maja, che per la zona terremotata è dal 2009 una profezia avverata. Anticipata. Loro la fine economica e sociale l’hanno già assaggiata. Se non arriveranno i soldi che occorrono, sarà un fragoroso naufragio. Gestita l’emergenza, ottenuta la zona franca (ma quando?), incassate le riduzioni fiscali e i soldi per ricostruire le case E, si potrà guardare al futuro, anzi concepire un futuro. Altrimenti, è finita qui.
Oggi la cronaca è semplice, stringata. Tralasciando dissensi e critiche (“troppi soldi alle gestioni commissariali”), punti di vista differenti, inviti a moderare l’enfasi, rimane il nocciolo. Domani 28 dicembre ci sarà una fumata bianca, oppure una fumata nera. La notizia arriverà al consiglio comunale straordinario, che tornerà a riunirsi. Se il pennacchio simil-papale sarà nero, scenderà il sipario sulla fase delle trattative e delle battaglie economico-politiche. E la parola passerà al popolo sovrano.
Cosa potrebbe accadere? Neppure i Maja potrebbero prevederlo. Sicuro che L’Aquila e i 55 comuni dell’area sismica sconquassata nel 2009 non si lasceranno seppellire vivi, per riemergere zombi. E se le cose precipiteranno, ognuno dovrà assumersi una responsabilità grande come una montagna. L’ora è grave, è bene ripeterlo. Roma deve capire che il terremoto aquilano è una “sua” priorità , ha detto Chiodi nella sua intervista a Inabruzzo.com Parole non da capopopolo scamiciato, ma da politico che ha capito. Altri ostentano minore aplomb.
Cosa ci aspetta il 28 dicembre?
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