Quello che vorrei sotto l’albero
L’Aquila – (di Giuseppe Tagliente, consigliere regionale PdL) – È senza dubbio un Natale diverso dai precedenti quello che ci accingiamo a celebrare e non starò qui a dire perché. Persino le luminarie mi sembrano più spente del solito e non soltanto perché prevalgono i colori “freddi” di fabbricazione cinese, anziché quelli gialli ed oro a cui eravamo abituati. Difficile in questa situazione d’ansia e d’incertezza dire cosa vorrei sotto l’albero la sera di Natale ma, se proprio una cosa devo chiedere, dico con la stessa convinzione che mettevo da bambino nello scrivere la letterina a Gesù Bambino che vorrei meno ipocrisia dalla cosiddetta classe politica. Meno ipocrisia e più determinazione nell’affrontare il difficile momento che l’Italia sta attraversando; meno funambolismi e più chiarezza nelle parole e negli atteggiamenti; meno riserve mentali e più franchezza; meno attenzione agli interessi di parte e più riguardo nei confronti di quelli della globalità dei cittadini. In buona sostanza vorrei che cessassero nei confronti del governo in carica quei comportamenti, registrati da ultimo anche in sede di fiducia alla manovra “salva Italia”, di sufficienza o addirittura di indifferenza che rendono impossibile ogni cambiamento atteso, soprattutto in campo economico. Come ha giustamente scritto Giuliano Ferrara sul suo giornale, se si è ritenuto per mille ragioni di accettare il governo dei tecnici e di non andare invece alle elezioni per paura del default, allora si dev’essere coerenti incalzando, piuttosto che guardando passivamente, sollecitando con proposte piuttosto che estraniarsi. La politica non può e non deve, insomma, eclissarsi per tema di sbagliare o di scontentare, altrimenti verrebbe meno al suo compito e perderebbe definitivamente quel residuo di credibilità che ancora forse conserva. Monti ha dichiarato di voler liberalizzare? Allora glielo si consenta e lo si incoraggi in tal senso. Monti vuole operare tagli? Allora lo si inchiodi alle sue responsabilità. Monti e la Fernero vorrebbero riformare lo Statuto dei lavoratori e rivedere l’art. 18? Allora non si ceda alla minaccia dei sindacati e delle lobbies dei sindacalisti, oppure al timore che si possano creare spazi per la Lega, per Sel o per l’Idv. Questa determinazione vorrei dalla cosiddetta classe politica in questo momento ed una ritrovata “cultura di governo” che guardi alle reali necessità del Paese, alle aspettative dei giovani e non ad altro. Questo coraggio vorrei soprattutto dal centrodestra, che può spingere su questi temi, senza i timori che ha invece il centrosinistra di perdere per strada pezzi della sua coalizione. Questo grande regalo, vorrei nella notte di Natale.
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