“Mi batterò finchè il terremoto non sarà una priorità del governo”
L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – LE INTERVISTE: NOVE DOMANDE AL GOVERNATORE DELL’ABRUZZO – L’alberello non c’è, nella sala giunta di Palazzo Silone, dove incontriamo il presidente Chiodi. C’è un presepe. Quindi vi risparmiamo il luogo comune dell’intervista sotto l’albero di Natale. O di fronte al caminetto. Solo qualche domanda al governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, tra l’informale e il confidenziale. A noi i politici itneressano anche come persone, da sempre. In Chiodi troviamo una persona, e non solo un automa dell’eloquio “politichese”. Non capita spesso. Cogliamo l’occasione.
—Il Governo finalmente si accorge di noi, Presidente. Incontro il 28 e speriamo bene. Avevano forse troppo da fare fino ad oggi. Possiamo sperare bene?
Dobbiamo sperare! Ci mancherebbe. Dobbiamo fare in modo che l’Esecutivo Monti comprenda la drammatica situazione che stiamo vivendo all’Aquila. Per quanto mi riguarda insisterò e mi batterò affinchè l’emergenza terremoto sia considerata una priorità del Governo e del Paese. Sono talmente determinato nell’ottenere lo stanziamento di fondi necessari per portare avanti l’emergenza e la ricostruzione della città, da mettere sul piatto il mio incarico di Commissario, qualora le nostre istanze fossero disattese.
—Lei ha detto che vorrebbe, una volta lasciata la Regione, conservare un rapporto amichevole con la stampa. Sarà facile?
Lasciare la Regione, se e quando sarà, non significa chiudere definitivamente un’esperienza politica ed umana. Con i giornalisti, a parte qualche rarissima eccezione che ha ceduto al vento della polemica dell’opposizione, ho sempre avuto un rapporto leale ed aperto. Quando non si cerca lo scontro e la contrapposizione a tutti i costi, non c’è alcuna ragione per interrompere contatti professionali e personali. Avendo imparato a conoscere, in questi anni, molte persone corrette, capaci, sincere, non credo vi siano difficoltà.
—Il presidente Chiodi sta lavorando da tecnico, ma con il cuore. E’ forse quello che manca al Governo Monti: un po’ di calore
Vede, io sono abruzzese; il giorno del sisma del 2009 mi ero appena insediato alla guida della Regione; sono diventato Commissario per la Ricostruzione l’anno dopo. Credo questo la dica tutta sul mio coinvolgimento emotivo ed anche istituzionale. Da amministratore, L’Aquila è il mio primo pensiero. Da quel tragico 6 aprile, non è passato giorno che non abbia fatto qualcosa, anche piccola, per questo territorio e per la sua gente. Per contro, il Governo Monti da poco ha preso in mano il Paese. Sta fronteggiando criticità e situazioni di portata gigantesca, a livello nazionale ed internazionale. Il compito di risollevare le sorti dell’Italia è difficilissimo. Certo, non possiamo pensare che Premier e Ministri abbiano i nostri stessi sentimenti. Ma sono certo che, dopo che avrò incontrato il Presidente Monti, e gli avrò rappresentato i futuri scenari, non potrà fare a meno di prendere a cuore la nostra vicenda.
—Se talvolta circolano notizie false, che l’amareggiano, dal mondo politico arrivano continui attacchi. Forse perchè sta lavorando con risultati evidenti? E’ un metodo italiano bersagliare e mitragliare chi produce risultati.
E’ indubbio che i traguardi da noi raggiunti possono dare fastidio a qualcuno. Le nostre politiche di risanamento hanno colpito una casta che per venti anni ha approfittato di privilegi, producendo solo spese e debiti incontrollati. E’ ovvio, quindi, che questa “cerchia” tenti in tutti i modi di difendere i propri interessi, che badate sono personali non della comunità, e getti discredito su chi queste cose vorrebbe cambiare. Ma noi non permetteremo più che un presidente dell’Aptr, come lo è stato Carlo Costantini, possa avere un intero staff di nomina diretta. Con le misure da noi adottate, oggi, a capo dell’Azienda c’è una sola persona, per di più dirigente regionale, con un aggravio di costi risibile. E fastidio a questi signori lo provoca anche il lavoro fatto in campo sanitario. In breve, abbiamo regolamentato il settore privato, riorganizzato in toto il settore pubblico e non siamo più la regione dei “primariati” e della pletora di reparti per acuti funzionali solo ad accrescere il deficit.
—Per regalo ha avuto un libro e un dischetto di buona musica. Leggere e ascoltare musica le giovano, magari la sera tardi a casa sua, dopo giornate a calore bianco?
—C’è trasparenza e semplicità anche nella vita personale. Tutti sanno che non ho, né vorrei avere, una vita mondana molto intensa. Dopo una giornata di lavoro, che potete immaginare lunga e faticosa, l’unica cosa che desidero è dedicarmi alla mia famiglia. Non ho grandi hobby, se non quelli sani della lettura e della musica, ed ovviamente degli affetti.
—L’Abruzzo, come dice lei, è ormai virtuoso. Ma la piaga sociale dei disoccupati e dei precari è, qui da noi, doppiamente bruciante. Migliaia di persone soffrono di disturbi psichici dovuti all’ansia, all’incertezza, alle difficoltà legate al semplice, umano desiderio di poter vivere.
Quella dell’Aquila è stata una tragedia immane, che ha distrutto tutto, le case, l’economia, le vite, fisiche e psichiche, delle persone. Purtroppo non possiamo cancellare quello che è stato. Possiamo solo intervenire sul corso della storia per far sì che lentamente, con determinazione e sacrificio, si possa tornare ad una normalità quanto più possibile. Mi conforta il fatto che gli aquilani siano dotati di grande forza e volontà d’animo. Sapranno uscire da questo empasse che dura ormai da quasi tre anni.
—In politica cosa la amareggia di più, un attacco del PD o un’impuntatura caparbia di un suo compagno di area?
Mi amareggia la falsità, da qualsiasi parte politica provenga. Mi amareggia chi, su presupposti inesistenti, costruisce impianti accusatori privi di ogni verità e riscontro. E mi offende enormemente la malafede delle persone che riescono a speculare anche su argomenti importanti, delicati, e di interesse comune.
—Cosa rimprovera di più agli aquilani e alla città?
Nulla di particolare se non essere stati divisi in qualche occasione, sul bene dell’Aquila, quando invece sarebbero state opportune unità e coesione. Ma anche in questo caso non è in discussione il desiderio degli aquilani di fare tutto e presto, quanto il tentativo di qualcuno di far passare per possibili cose che umanamente non lo possono essere.
—Arriva l’ordinanza per la ricostruzione. Siamo pronti? Se no, da chi dipende?
L’ordinanza per la ricostruzione dei centri storici sarà presto calata nella realtà. Si chiuderà così il percorso normativo della ricostruzione ed a quel punto saranno i soggetti attuatori a doversi far trovare pronti, lavorando più celermente per raggiungere i risultati da tutti auspicati.
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