Foreste vetuste, monumenti nazionali
Pescasseroli. – Sono piccoli e contorti ma hanno ben 500 anni. I faggi di Coppo del Morto, zona del Parco a nord di Pescasseroli, sono entrati di diritto nell’elenco dei “ grandi patriarchi” delle faggete italiane. Una ricerca della Università della Tuscia su numerose faggete delle Alpi e degli Appennini, ha evidenziato, in alcuni valloni solitari e aree remote del Parco, vivono tanti faggi che contano secoli di vita.
Le faggete vetuste di Coppo del Morto e della Val Cervara, rappresentano un patrimonio naturalistico di importanza enorme, afferma Cinzia Sulli, responsabile del Servizio Scientifico. Esse costituiscono degli habitat eccezionali per molte specie animali rare come la Rosalia alpina, il barbastello, piccolo pipistrello fitofilo estremamente raro, il picchio dorsobianco. Si tratta complessivamente di alcune decine di ettari di superficie in cui sono presenti piante di oltre 500 anni di età, sopravvissute alle utilizzazioni forestali perché situate su versanti in forte pendenza e all’interno delle cosiddette fasce di rispetto ovvero di quelle fasce boscate prossime al limite del bosco stesso che venivano tradizionalmente lasciate intatte riconoscendo loro un ruolo di protezione.
Nel Parco, i faggi secolari non sono una rarità. Il più famoso, quello del Pontone di Villetta Barrea, che con i suoi 21 metri di altezza e più di 8 metri di circonferenza, è nell’elenco dei monumenti vegetali italiani.
I faggi di Coppo del Morto non sono certo maestosi e imponenti ma un po’ rattrappiti e con più legno che foglie. Essi sono, però, un modello di riferimento. In queste foreste si può studiare l’evoluzione naturale del bosco, valutare appieno l’importanza del legno morto a terra e degli alberi senescenti o morti in piedi che creano microambienti di estremo valore per la biodiversità. Proprio in funzione del loro valore naturalistico il Parco ha deciso di tutelare questi lembi residui di foresta vetusta inserendoli nella proposta di Riserva Integrale nel Piano del Parco.
La presenza di alberi secolari, secondo la ricerca della Università della Tuscia, è dovuta al freddo: per ogni grado di aumento della temperatura, la longevità delle piante diminuisce di 23 anni per cui, sull’Appennino, nella fascia bioclimatica delle faggete, passando da 900 a 1800 metri di quota, dove fa più freddo, la longevità raddoppia passando da circa 200 a 400 – 500 anni. In pratica, è ora provato che il freddo fa bene agli alberi: allunga loro la vita. Questa scoperta conferma, in qualche modo, come il riscaldamento globale sta invece provocando un’onda di deperimento della crescita delle foreste italiane. I faggi secolari della Val Cervara, a 1725 metri di altitudine, hanno ridotto il loro accrescimento a partire dal 1970: vale a dire da quando le estati sono diventate più calde e aride.
Le foreste di Coppo del Morto e della Val Cervara sono state inserite nella rete europea delle foreste vetuste e saranno candidate a far parte della lista UNESCO dei siti patrimonio mondiale dell’umanità. Per promuovere questa candidatura il Parco ha in programma di organizzare, nella prossima primavera, un workshop internazionale con il professor Hans KNAPP dell’International Academy of Nature Conservation.
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