IRPEF cara? Chiodi e Masci
Pescara – L’AUMENTO DECISO DA MONTI E NON DALLA REGIONE – L’incremento Irpef regionale dello 0.33 percento “non è imputabile alla decisione della Giunta regionale con la manovra di bilancio ma solo al decreto Monti, che si è avvalso della facoltà impositiva del Governo per inasprire il prelievo fiscale regionale. Quindi parlerei di addizionale Monti”. E’ stato il primo punto chiarito dall’assessore al Bilancio, Carlo Masci, nel corso della conferenza stampa convocata sulla manovra di bilancio approvata sabato, “perché è giusto tranquillizzare gli abruzzesi almeno su un atteggiamento di coerenza di questa Giunta regionale che ha da subito escluso l’aumento delle imposte. Affermare che la nostra manovra di bilancio aumenta l’Irpef regionale da 1,40 a 1,73 equivale ad un fotomontaggio, con il quale si manipola la realtà cambiando il senso delle cose. La verità è un’altra. L’addizionale è regionale ma la decisione dell’incremento è dello Stato”. Ai giornalisti l’Assessore ha distribuito un tabella pubblicata lunedì dal Sole 24 ore dove “è possibile farsi una ragione dell’incremento voluto dal Governo Monti e delle sue ricadute regione per regione. L’Abruzzo – ha spiegato Masci – pur essendo ancora in Piano di rientro, avrà lo stesso prelievo – 1,73 per cento – della Lombardia, la Liguria, le Marche, l’Emilia Romagna, il Piemonte, con la differenza che non essendo queste regione in Piano di rientro utilizzano le risorse per i servizi al territorio mentre noi le utilizziamo per pagare i debiti sanitari e le cartolarizzazioni ante 2007″. Spiegando meglio il pregresso dell’addizionale 0,50 per cento, che l’Abruzzo paga dal 2007 per “ripianare il pauroso debito”, e che si somma alla base Irpef dello 0.9, incrementato ulteriormente dello 0.33 dal decreto Monti, l’Assessore ha aperto una nuova prospettiva per i cittadini abruzzesi. “Se il pareggio di bilancio in sanità dovesse essere certificato anche per il 2011, così come è già accaduto per il 2010, si potrà pensare di ridiscutere lo 0.50 per cento”. Sarà il tavolo di monitoraggio ministeriale, fissato tra marzo ed aprile, a certificare il pareggio che a tutt’oggi manifesta un tendenziale positivo. “Solo allora – ha precisato – si potranno capire le sorti dell’Abruzzo, ovvero se potrà uscire definitivamente dal Piano di rientro. Decisione che avrà effetti anche sull’addizionale dello 0,50 per cento che oggi sosteniamo per pagare le cartolarizzazioni ed il deficit sanitario”.
CHIODI – “L’aumento dell’aliquota Irpef non dipende da una scelta della Regione Abruzzo. E’ invece una misura contenuta nella manovra del Governo Monti”. Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, chiarisce la notizia diffusa stamane su una possibile maggiorazione dell’imposta sui redditi delle persone fisiche che si dà per contenuta nella finanziaria regionale abruzzese di prossima approvazione in Consiglio, accanto al bilancio di previsione 2012. “Come al solito, si attribuiscono a noi provvedimenti dolorosi a carico dei cittadini – aggiunge il Governatore – mentre stiamo solo adeguandoci a disposizioni nazionali che interesseranno tutte le Regioni”. “Chi aumenta l’Irfep – ribadisce – è il Governo Monti. Questi introiti saranno incassati direttamente dallo Stato, che ha aumentato tutte le tasse. E non li userà per sostenere le Regioni quanto, presumiamo, per finanziare il Fondo sanitario nazionale”. Il presidente Chiodi non accetta che si attribuisca all’Ente la responsabilità di vessare i cittadini: “Si può fare legittimamente della critica, ma senza alterare la realtà ”. Quanto ai contenuti della legge finanziaria regionale, il Presidente anticipa che, come da qualche anno a questa parte, sarà caratterizzata dal rigore. “Eravamo la Regione più indebitata, quella col maggior rosso nella sanità , quella dalla più alta tassazione. Oggi per fortuna non lo siamo più – fa notare – E questo lo dobbiamo a politiche oculate e razionali. Da quando guido l’Esecutivo regionale, l’Abruzzo non ha fatto un euro di debito. Nonostante tutto, siamo la Regione che è cresciuta di più in Pil, occupazione, numero di imprese, come si evince da studi Svimez ed Istat”. “Tutti questi indicatori, messi insieme – conclude Chiodi – dimostrano che l’attenzione sui conti degli abruzzesi non è incompatibile con la crescita. E se l’Abruzzo riduce l’indebitamento e cresce, anche l’Italia può fare altrettanto. Il Sistema Paese può riuscirci”
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