Demolizioni case e map, c’è il panico
L’Aquila – SACRIFICI PER VINCERE LA PAURA, E ORA… – (di Roberto Tinari, consigliere comunale DCA) – Stanno gettando nel panico decine e decine di famiglie le ordinanze di demolizione delle casette presunte abusive, recapitate in questi giorni dal Comune.
Queste famiglie – vale la pena di ricordarlo – si sono costruite a proprie spese un rifugio per far fronte alla perdita della propria casa, distrutta dal terremoto. Non hanno chiesto niente a nessuno, non pesano sulle spalle della società e delle casse pubbliche. E oggi rischiano di perdere l’alloggio di fortuna che hanno realizzato da sole. Questi cittadini, ora, non hanno altra strada che il ricorso per poter valere le loro ragioni, se non altro morali e umane.
Si parla di zona franca, si fa addirittura un viaggio a Bruxelles per chiedere a gran voce che le conseguenti agevolazioni per il territorio vengano attuate al più presto. Per carità , tanto di guadagnato se poi, effettivamente, questi sostegni dovessero realmente arrivare. Ma le indegne risse da bottega tra politici, che litigano per la paternità di queste operazioni e alle quali abbiamo assistito negli ultimi giorni, fanno nascere più di un dubbio sull’effettiva possibilità che la zona franca venga attuata in modo efficace. Si passa il tempo a parlare dei costi di manutenzione e del futuro delle abitazioni costruite dallo Stato per i senza tetto. Si concedono ampliamenti a centri commerciali, centri direzionali, sedi di organizzazioni, spesso su terreni che potrebbero essere a rischio di esondazione.
Quando, invece, si tratta di riflettere sulla necessità che molti aquilani hanno avuto, quella di costruirsi una casa in proprio, l’unica azione istituzionale tangibile è l’ordine di demolizione.
L’amministrazione comunale attiva non perda tempo e predisponga subito gli atti per una sanatoria, che non copra situazioni fortemente illegali o visibilmente pericolose, ma che consenta a moltissimi aquilani di poter continuare a disporre di un’abitazione, senza dover vivere un secondo terremoto.
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