“Lavoro per laureati ateneo aquilano”


L’Aquila – MA PER I RICERCATORI PROSPETTIVE SCARSE… – Dall’indagine di Almalaurea, emerge una situazione lavorativa più favorevole per i laureati dell’Università dell’Aquila: ad un anno dalla laurea lavora a tempo indeterminato il 50% dei laureati di primo livello (39% a livello nazionale) e il 47% dei laureati specialistici (35% a livello nazionale). Sicuramente una conseguenza della buona qualità formativa, viene rilevato.
«La completezza della documentazione fornita dall’Ateneo aquilano» ha commentato il direttore di Almalaurea prof. Andrea Cammelli «è stata premiata dal Ministero e rappresenta un motivo in più per congratularsi con il personale dell’Università dell’Aquila». Lo scrive il rettore prof. Ferdinando di Orio.
Almalaurea è un Consorzio di Atenei Italiani che, con il sostegno del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, ha la finalità di mettere in relazione aziende e laureati e di essere punto di riferimento per tutti coloro che affrontano le tematiche degli studi universitari, dell’occupazione e della condizione giovanile. Il XII Rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati italiani ha coinvolto a livello nazionale 400.000 laureati di 64 università italiane, tra cui l’Università dell’Aquila.
«Dall’ultimo rapporto – spiega il rettore dell’Università dell’Aquila prof. Ferdinando di Orio – emerge una situazione lavorativa dei laureati nell’Ateneo aquilano sostanzialmente più favorevole rispetto a quella nazionale. In particolare mi piace sottolineare il dato relativo al lavoro stabile che è superiore per il nostro Ateneo rispetto alla media nazionale sia per i laureati di primo livello sia per i laureati specialistici».
Il lavoro stabile (contratti a tempo indeterminato e lavoro autonomo) coinvolge, a un anno dalla laurea, 50 laureati su cento di primo livello dell’Aquila, più della media nazionale (39%). Il tasso di occupazione complessivo dei neolaureati triennali dell’Aquila è pari al 50% (la media nazionale è del 46%), di cui il 38% è dedito esclusivamente al lavoro, il 12% coniuga la laurea specialistica con il lavoro, il 50% continua gli studi con la laurea specialistica. Il guadagno (sintesi tra chi lavora esclusivamente, la maggioranza, e chi studia e lavora) si attesta su valori superiori alla media nazionale: a un anno dalla laurea i laureati di primo livello dell’Aquila guadagnano 1.177 € mensili netti contro 982 € del complesso.
Per quanto riguarda i laureati specialistici, a dodici mesi dalla conclusione degli studi, risulta occupato il 58% (la media nazionale è del 56%). Ad un anno dalla laurea, il lavoro è stabile per 47 laureati su cento dell’Aquila (la media nazionale è del 35%). Il guadagno è superiore alla media nazionale: 1.127 € mensili netti, contro i 1.078 del complesso dei laureati specialistici. Con il trascorrere del tempo dal conseguimento del titolo le performance occupazionali migliorano. A tre anni dal titolo, l’80% è occupato (il valore nazionale è del 75%). La quota di occupati stabili cresce apprezzabilmente (quasi 20 punti percentuali) tra uno e tre anni dal titolo, raggiungendo il 66% degli occupati.
E’ interessante, inoltre, la stabilità e il reddito dei laureati triennali delle Professioni sanitarie: a un anno lavora l’84%; il 58% ha un lavoro stabile e il guadagno è elevato: 1.377 € mensili netti. Anche i neolaureati triennali in Scienze della Formazione hanno risultati brillanti: gli occupati sono il 56%; il 63,5% è stabile; la busta paga è di 1.165 €.
(Ndr) – I dati resi noti dal prof. di Orio sono interessanti, specie per quanto riguarda il lavoro a tempo indeterminato, che comunque riguarda solo la metà dei laureati. C’è qualche problema, a quanto risulta, per i ricercatori sfornati dall’ateneo aquilano, molti dei quali sono a spasso, pur dotati di dottorato a suo tempo conseguito anche con borse di studio pagate con soldi pubblici. Risulta anche che, singolarmente, vi siano ricercatori assunti che il dottorato non lo hanno. L’Università farebbe opera meritoria se fornisce i dati anche su questo aspetto dell’occupazione. Intellettuale, peraltro, senza volersi sbilanciare parlando di fughe di cervelli. Non volontarie, ma obbligatorie.


17 Dicembre 2011

Categoria : Cronaca
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