Gli aspiranti becchini di ogni città


Edoardo Tiboni, foto, in una lettera che pubblichiamo in cronaca, dice al sindaco Mascia: “Lei sa chi sono gli aspiranti becchini di Pescara”. Frase forte, fatta al cento per cento di verità. Gli aspiranti becchini di Pescara, come di ogni altra città in declino ovunque si trovi, sono coloro che negli anni non hanno fatto ciò che era necessario. A Pescara, per dirne una, il dragaggio del porto, cosa normale e scontata ovunque ci sia un porto canale. In altre città, cose analoghe: quelle che ogni amministratore, senza essere “un buon” amministratore ma solo normale, fa perchè sono ovvie, fanno parte della routine.
Senza dimenticare che molti amministratori, sindaci in testa, mettono in tasca generosi stipendi. Non si sacrificano per la patria, ma per i soldi. Non antepongono il supremo interesse pubblico a quello, non supremo ma più succoso, privato. Tiboni conosce bene la sua città, e gli altri le loro. Le vedono declinare, dimagrire intellettualmente e fisicamente, e finire in rovina. Naturalmente scrivono, come fece Tiboni (e non solo lui), ma gli scritti restano sulla carta, neppure letti, o letti ma non capiti, non condivisi. Senza seguito. Ecco tutto. I becchini urbani sono costoro: quelli che hanno rovinato le loro città per inerzia, inettitudine, ignoranza, incapacità. Non hanno avuto amore per le loro città. Non le hanno amate e divulgano pianti da coccodrillo. I cittadini puniscano costoro cancellandosi dalla ribalta, restituendoli al mittente. E’ il meno che possano fare.



16 Dicembre 2011

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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