Crollo Convitto, allarmi inascoltati
L’Aquila – LETTERE E DOCUMENTI TECNICI IGNORATI – Dai vari processi per le vittime dei crolli nel terremoto del 2009, emergono spesso tutte le paurose carenze e incongruenze a proposito degli edifici che da sempre erano ritenuti a rischio, anche in base a studi e ricerche. A rischio, ma regolarmente adoperati anche per istituzioni scolastiche, tra silenzi e mancate risposte da parte di autorità ad ogni livello. Allarmi inascoltati, insomma. Sta accadendo anche nel processo per il crollo del convitto nazionale (tre morti, due imputati). Nell’udienza di oggi, a tratti anche drammatica e tesa come accade spesso in processi del genere, alcuni testimoni hanno risposto esitando e opponendo dimenticanze e imprecisioni. Eppure, esistono documenti con le loro firme, a proposito dell’edificio sicuramente non sicuro e non perfettamente stabile. Lo stesso giudice Grieco (foto) ha preso male la serie delle incertezze e delle dimenticanze dei testi, esortandosi tutti ad un maggiore rispetto dei morti. Il testo Evandro Di Francesco, tecnico della Provincia che si occupava proprio di edifici scolastici, è stato invece preciso e determinato ed ha testimoniato di aver scritto e firmato diverse lettere sui rischi del convitto. Lettere e segnalazioni che pervennero anche ai vigili del fuoco. L’edificio era insicuro, pieno di crepe, aveva fondazioni insufficienti e gravava su un terreno ricco di vuoti. Un palazzone ottocentesco che avrebbe avuto bisogno di radicali interventi, del costo di milioni. Nessuno, in pratica, se ne preoccupò a sufficienza, producendo interventi di sicurezza. E infatti, al terremoto severo dell’aprile 2009, accadde il disastro. Incredibile che nonostante vi fossero scosse continue e forti dal dicembre 2008, l’edificio sia restato utilizzato come se niente stesse accadendo.
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