L’ARTA nega i fanghi velenosi – Porto, un mistero dopo l’altro, pescatori rovinati


Pescara – DIFENDE LE PROPRIE ANALISI E NON COMPRENDE LA DISCREPANZE – Quello di Pescara è sempre di più il porto delle nebbie. Ai misteri sul mancato dragaggio, sui ritardi, sulle omissioni, sulle responsabilità dei danni arrecati alla città e ai pescatori, aggiungiamo pure un altro mistero: quello dei fanghi. Velenosi o no? E’ incredibile che si verifichino simili situazioni, ma accade, in un paese che somiglia sempre di più al set di una tragicommedia degli equivoci, dei pasticci, delle elusioni del dovere.
L’Arta, l’Agenzia regionale di Tutela ambientale che ha eseguito le analisi sul materiale da dragare al porto di Pescara, difende il proprio lavoro, dopo il sequestro della draga “Gino Cucco” disposto lunedi’ dal gip del Tribunale dell’Aquila Marco Billi . Per la Procura e il gip questo materiale e’ contaminato da pesticidi ritenuti altamente nocivi (Ddt e Naftalene), come accertato dalle analisi eseguite dai carabinieri del Noe sui campioni prelevati dall’Arta e quindi non puo’ essere versato in mare, come era previsto dal progetto di dragaggio. Per l’Arta invece, che si e’ occupata di tutte le analisi sui materiali da dragare, le concentrazioni di contaminanti “sono bassissime” (il Ddt sotto lo 0,1 per cento) e “non si tratta di rifiuti” e anche se fossero rifiuti “non sarebbero pericolosi” mentre il gip parla di “rifiuti pericolosi”. A spiegarlo sono stati questa mattina il direttore dell’Arta Abruzzo, Mario Amicone, affiancato da alcuni tecnici, e cioe’ Luciana Di Croce, Angela Del Vecchio, Edda Ruzzi, Giovanna Mancinelli, Virginia Lena e Emanuela Scamosci. Nessuno di loro si sa spiegare il perche’ di questa discrepanza enorme nei risultati delle analisi. “Sono state messe in discussione le nostre analisi per la discordanza con le analisi effettuate dal Noe – ha detto Amicone – e viene messa in discussione la nostra credibilita’, anche se non siamo coinvolti nell’inchiesta, per cui vogliamo salvaguardare l’immagine dell’Arta. Mi aspettavo che la Regione e l’assessore competente prendessero le nostre difese ma non e’ accaduto per cui difendo da solo la professionalita’ dei tecnici dell’Arta ricordando che i nostri laboratori sono stati accreditati nei giorni scorsi come laboratori di qualita’. La procedura che abbiamo seguito e’ quella del protocollo nazionale che l’Ispra segue in tutta Italia. Mi sembra strano che sia stato messo in discussione il nostro lavoro sia per le analisi della scorsa estate, sulle sabbie del porto turistico (anche allora c’era una indagine della Procura), che ora. Le nostre analisi, cioe’, sembrano valide a singhiozzo”.
Luciana Di Croce, direttore tecnico dell’Arta, e’ entrata negli aspetti tecnici spiegando che la normativa seguita nelle analisi e’ il DM 96 e le norme sulla movimentazione dei sedimenti marini (che non prevede limiti di riferimento) e i valori soglia sono quelli del manuale previsti dall’Ispra. “Ci siamo attenuti alle procedure – ha spiegato ai giornalisti – e abbiamo avuto contatti giornalieri con l’Ispra”, che ha indicato i campioni da esaminare predisponendo un piano di campionamento. Dopo il sequestro della draga i tecnici dell’Agenzia sono andati a “rivedere tutte le analisi, i report e i tracciati. Ci siamo messi in discussione – ha proseguito Di Croce – ma abbiamo scartato l’ipotesi di aver sbagliato e siamo super tranquilli. Tra l’altro abbiamo ripreso tutte le analisi storiche, comprese quelle sulla vasca di colmata, e siamo tranquilli. Crediamo nel nostro lavoro, non abbiamo interessi e quanto accaduto ci ha dato fastidio”. Tra l’altro l’Agenzia dispone di “campioni di riserva” che possono essere analizzati e “sono a disposizione”. “Ci fa sorridere – ha proseguito Di Croce – che si assimili il materiale della darsena a rifiuti pericolosi perche’ non e’ assolutamente cosi’”. Un interrogativo e’ sorto sui campioni analizzati dal Noe che sono 7 e sono stati messi a disposizione proprio dall’Arta nel mese di ottobre. “Non sappiamo se questi campioni rientrino o meno nell’area interessata al dragaggio” (che riguarda 77mila metri cubi da prelevare nella darsena, escluse le banchine) ma comunque sia “noi non abbiamo trovato pesticidi da nessuna parte” e “il DDT non c’era neppure nelle analisi effettuate per i dragaggi precedenti” – ha specificato un altro tecnico.


14 Dicembre 2011

Categoria : Cronaca
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