Almeno proviamoci, è un dovere


L’Aquila – (di Marco Angelini, segretario UIL Pa Rua) – Se è vero che tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, c’è da chiedersi se L’Aquila, in nome di una emergenza mai finita e delle difficoltà insite nella ricostruzione, non rappresenti una eccezione all’art. 3 della Costituzione italiana.
Basti pensare alle difformità di applicazione dei criteri di classificazione degli edifici in relazione al danno effettivo, al dilagante abusivismo pressoché legalizzato, alle speculazioni sugli affitti, all’impercettibile confine tra furbizia ed illegalità che ha fatto perdere proprio quella dignità dell’essere aquilano. La sperequazione è divenuta il principio ispiratore della ricostruzione fisica e morale della nostra collettività, ma nessuno sembra avere occhi per vedere.
Sono troppi i casi limite di fronte ai quali bisogna dire basta.
Il più recente è rappresentato dal servizio di trasporto gratuito limitato ai soli studenti fuori sede. La conquista degli studenti universitari, ha offerto l’ennesima opportunità alle amministrazioni locali per dimostrare l’indiscutibile incapacità gestionale. Non ci si vuole rendere conto, per esempio, che il nuovo assetto urbano, determinato dal progetto C.A.S.E., impone alle famiglie ingenti spostamenti quotidiani e disagi di ogni genere, che gran parte degli studenti un tempo residenti in città, ora vivono nei paesi “limitrofi” (da S. Demetrio a Scoppito, da Montereale a Lucoli) e che le strutture universitarie, scolastiche, i centri sportivi e commerciali – fonti di socialità – sono comunque collocate in prossimità del vecchio centro urbano. Proviamo poi a pensare agli studenti delle scuole elementari e medie che non hanno l’autonomia raggiunta dagli studenti universitari! Proviamo a ragionare sul numero di scuole a tempo pieno o ad eventuali strutture di sostegno per assicurare la permanenza pomeridiana in prossimità della vitalità cittadina! Quante rinunce i nostri giovani sono e saranno ancora chiamati a fare?
Il rinnovo dell’accordo di programma, faticosamente conquistato per consentire l’esonero dalle tasse universitarie per i prossimi tre anni, rappresenta un incentivo per i nostri giovani a non abbandonare L’Aquila. Le Amministrazioni locali stanno facendo altrettanto per i cittadini? Il traguardo raggiunto dal Rettore per la sua Università e per l’intera città dovrebbe rappresentare un esempio per tutti gli Amministratori.
Le nostre Amministrazioni non vedono e non sentono. E’ arrivato il momento di dire basta.
Abbiamo assistito inermi alle intollerabili spartizioni delle classi forti che oltre alla città da ricostruire hanno diviso anche il potere ed hanno dettato i tempi della ricostruzione. Il tutto nella piena connivenza di coloro che avrebbero dovuto e potuto imporre il rispetto di chiare regole ed assicurare che ogni cittadino potesse assolvere il “dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società” (art. 4 Cost.). Abbiamo visto e stiamo vivendo le differenze sociali, che vanno via via rendendosi sempre più evidenti tra chi è tornato a fare i conti con le proprie tasche, ricominciando a pagare le bollette e la grande massa che percepisce retribuzioni “maggiorate”.
E così andremo avanti, fornendo un pessimo esempio ai nostri figli. Occorre un punto fermo, deciso, anche se impopolare, per garantire una drastica inversione di tendenza e recuperare quanto di buono rimane. Purtroppo i politici non sono in grado di percorrere strade impopolari. Purtroppo, da che mondo è mondo, la politica non la fa chi amministra con i criteri del buon padre di famiglia, la politica non si fa con il buon senso, con le scelte oculate, ma si fa con i numeri, si fa con i volumi, anche economici, si fa con i grandi progetti, anche non realizzabili.
Se però crediamo nella possibilità di un cambiamento, è nostro dovere sollecitare la formazione di una squadra che sappia osare anche scelte non popolari, ma necessarie per il ripristino della legalità. Ed è per questa ragione che rivolgiamo il nostro invito a chiunque intenda dare seguito alle nostre sollecitazioni, perché si renda presente a tutti apertamente ed incominci da oggi a costruire una nuova autonomia locale degna di tale nome e capace di rappresentare degnamente la nostra qualità di cittadini aquilani, di cittadini italiani, dinanzi alla Repubblica.
Se non saremo capaci di trovare da soli una nostra strada, con molta umiltà, sottoporremo le nostre preoccupazioni ed i nostri timori al Presidente Napolitano, perché, si possa tentare, con lui, di rimuovere gli ostacoli ….. che, limitando di fatto….l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana……..(art. 3 Cost.), perché si possa tornare a dare un senso, nella nostra Città, al principio del riconoscimento delle autonomie (art. 5 Cost.), quali strutture capaci di identificarsi con il territorio per comprenderne e soddisfarne le esigenze; perché si possa trovare il coraggio del vero cambiamento.
Abbiamo bisogno di gente nuova che sappia guardare oltre i 5 anni, che sappia seminare oggi quello che altri potranno raccogliere domani, abbiamo bisogno di gente capace di scelte che non fanno notizia, magari scelte fondamentali per prevenire gli eventi che invece fanno notizia. Non dobbiamo accettare passivamente che altri scelgano per noi. Dobbiamo fissare valori, criteri e regole. Abbiamo il dovere, quanto meno nei confronti dei nostri figli, di scegliere le persone giuste che sappiano ridare una dimensione al presente e delineare un futuro, per non doverci rimproverare domani di non averci provato oggi.


12 Dicembre 2011

Categoria : Dai Lettori
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