Lampi su Monica


(di Carlo Di Stanislao) – Il 13 febbraio 2011 in occasione della manifestazione “Se non ora, quando?” ha affidato un messaggio all’attrice Angela Finocchiaro: “Le donne mi hanno sempre sorpreso. Le donne sono forti ed hanno la speranza nel cuore e nell’avvenire”. “Monica e il cinema. L’avventura di una grande attrice”, è il titolo di una mostra dedicata a Monica Vitti e allestita nella sede dell’Assessorato alle Politiche Culturali della Regione Abruzzo, in via Salaria Antica Est, organizzata dal Centro sperimentale di cinematografia e dal Festival internazionale del film di Roma, con il patrocinio del Mibac, come omaggio ad una delle icone più alte ed illustri del cinema italiano. La Vitti, che ha compiuto 80 anni lo scorso 3 novembre, è già stata al centro di una analoga iniziativa, con in più la presentazione di un libro dedicato alla sua carriera, all’ultimo Festival di Roma. Interprete dei film più suggestivi del primo Antonioni, la Vitti è stata poi protagonista di alcune fra le più divertenti commedie del nostro cinema, a partire da “La ragazza con la pistola” di Monicelli, girato nel 1968. Al’inizio la Vitti, al secolo Maria Luisa Ceciarelli, romana, intensa ed elegante, preferiva reciti tare in teatro, teatro, convinta che il cinema fosse dominio esclusivo delle maggiorate provenienti dai concorsi di bellezza. Antonioni le fece cambiare idea e con L’avventura (1959) rivelò ben altre doti, oltre quella sua incantevole nuca. Nata a Roma il 3 novembre 1931, (Maria Luisa Ceciarelli), si diploma nel 1953 presso l’Accademia Darte Drammatica dove ha come maestro il grande Sergio Tofano, il quale si accorge subito della sua esuberante vis comica. Di Palma, suo grande amore dopo Antonioni, la dirigerà nella sua prima regia (Teresa la ladra, 1973) e la farà diventare una regina di tabarin (Mimì Bluette…fiore del mio giardino,1976). Nella seconda metà degli anni ’60 passa al genere della commedia e come detto, con “ La ragazza con la pistola, può finalmente liberare il suo talento comico, Pur essendo bella ed elegante ( “un fisico normale” – come dice lei), dimostra che per far ridere al cinema non bisogna essere per forza bruttine, attempate o poco desiderabili. Anzi. Alberto Sordi soffre molto per lei in Amore mio aiutami (Sordi, 1969). Mastroianni e Giannini sono pronti a tutto per amor suo (Dramma della gelosia. Tutti i particolari in cronaca, Ettore Scola, 1970), un po’ come Tognazzi che da marito trascurato cerca di riconquistarla con L’anatra all’arancia (Luciano Salce, 1975). Negli anni ’70 insieme a Sordi forma una delle coppie più amate del nostro cinema e s’impone come la “mattatrice” incontrastata, unica donna capace di competere con i grandi comici della commedia all’italiana. Convinta che il segreto della comicità risieda nella ribellione contro le malinconie della vita, ce la mette tutta per far ridere il pubblico. La sua ultima fatica l’esordio alla regia, nel 1990, con “Scandalo segreto”, per poi cimentarsi, con talento, nella scrittura, nel 1995, con il romanzo “Il letto è una rosa”. Dal 1994 al 1996 è nel cast della trasmissione di Rai Uno Domenica In e nel 1995 ricevuto a Venezia il Leone d’oro alla carriera. Nella mostra aquilana si ripercorre una lunga e fulgida carriera, fatta di 53 film, diretta da grandi artisti come Monicelli, Scola, Risi, Antonioni e Bunuel.


13 Dicembre 2011

Categoria : Cultura
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