La manovra, piaccia o non piaccia


L’Aquila – (di Giuseppe Tagliente, consigliere regionale PdL) – La prima manovra del governo Monti è stata resa nota e, a quanto si comprende, dalle prime reazioni dei mercati sembra sia stata gradita (seppur a fasi alterne) dai cosiddetti investitori. A scanso di equivoci, ripeto ciò che ho già scritto in precedenza e cioè che mi auguro la manovra sia approvata così com’è, senza sostanziali mutamenti che potrebbero modificarne l’impalcatura. Aggiungo che, a mio giudizio, il centrodestra dovrebbe su questo campo “sfidare” gli altri partiti che hanno dichiarato il loro appoggio al governo Monti, in modo che l’opinione pubblica nazionale ed internazionale possa ben comprendere chi ha interesse prioritario alla salus rei pubblicae e chi, invece, soltanto alla salvaguardia dei propri bacini elettorali. Continuo a pensare che la possibilità di ottenere risultati politici da una posizione di opposizione ( tipo Lega o Sel, Cgil ) o di distinguo ( tipo Idv e vasti strati del Pd ) non paghi, perché gli italiani non sono così stupidi come li pensano i demagoghi alla Vendola, Di Pietro, Camusso e Bossi. Avendo immediatamente dichiarato il mio personale favore al governo Monti, anche in anticipo sulla posizione poi espressa dal Pdl, devo però precisare anche che la manovra non è quella che mi aspettavo. Troppo poco e troppo male, mi verrebbe da dire. Troppo poco, perchè in termini di saldi numerici la manovra mi sembra tuttora insufficiente. I 20-24 miliardi di euro, che la manovra si propone di raccogliere, sono infatti dello stesso ordine di grandezza della crescita di un punto percentuale degli interessi sull’intero debito pubblico. Anche con uno spread rispetto ai bund tedeschi intorno ai 400 punti, il maggior costo di finanziamento del debito rispetto all’inizio del 2011 ammonta ad un due per cento: perciò, tenendo conto delle scadenze in essere, il maggior fabbisogno di finanziamento assorbirà almeno la metà della manovra. Alla riduzione del debito sarebbe perciò devoluta una decina di miliardi di euro e cioè soltanto lo 0,5% . Poco, troppo poco, come dicevo. Con questi miglioramenti rientreremmo nel club dei virtuosi ( rapporto indebitamento / PIL pari all’80%) in una ottantina d’anni e c’è da temere che così un peggioramento dell’economia reale aumenti il fabbisogno annuale dello Stato in misura maggiore di questo misero 0,5%, producendo un ulteriore impoverimento che comporterebbe un’ulteriore manovra nella primavera 2012.
Certo, è inutile nasconderlo, è prevalsa nel governo la preoccupazione di una manovra che fosse vista come eccessivamente recessiva, ma questo perché si è voluto puntare assai poco coraggiosamente sull’incremento delle entrate e delle entrate certe, che colpiscono il ceto medio, il quale ha sempre pagato le tasse. Troppa svogliatezza e timidezza rispetto alla lotta all’evasione; sulle liberalizzazioni delle attività professionali monopolistiche; sul lavoro; sulle pensioni; sulle tasse, rispetto alle quali è stata introdotta quella sul lusso che non convince riguardo alla probabilità di evasione; sulla riduzione infine dei costi della Politica, che non riduce granchè, nemmeno le province. L’elenco delle perplessità che suscita questa manovra, che è stata (volendo trovare attenuanti) scritta di getto, è lungo e potrebbe diventare sterminato in un’analisi più accurata, col rischio per di più di qualche sospetto sulla capacità di questo stuolo di professoroni e di iper-professionisti. Tuttavia non c’è per adesso nessuna praticabile alternativa a Monti ed al sostegno al suo governo. Piaccia o non piaccia. L’augurio che in questa situazione mi sento di fare è che i partiti, ma soprattutto il centrodestra, si mostrino però in grado di aiutare questa squadra di tecnici o presunti tali. Altrimenti che Dio ci aiuti.


12 Dicembre 2011

Categoria : Politica
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