Grandi rischi… (2): Cialente fluviale – Indignati protestano i parenti vittime
L’Aquila – (aggiornamento) – (Foto: il sindaco durante la deposizione) – “SE AVESSI CHIUSO LE SCUOLE MI AVREBBERO SBRANATO” – VITTORINI A INABRUZZO.COM – Momenti “caldi” anche nel proseguimento dell’udienza. Il testimone Massimo Cialente, sindaco dell’Aquila, letteralmente fluviale nella sua deposizione, prende le distanze e sostiene che il piano di protezione civile esisteva. Fin dai tempi della giunta Tempesta. E fu sempre tenuto presente e aggiornato. E’ una rivelazione, visto che a L’Aquila nessuno ne aveva mai avuto la minima conoscenza. Nessuno conosceva le aree di raccolta, nè mai c’erano state esercitazioni, o qualcuno aveva messo in luce il rischio sismico: eppure, la storia dal 1300 ad oggi, parla chiaro…
Tanto meno ciò accadde durante lo sciame sismico, iniziato nel dicembre 2008 e culminato nella distruzione della città – 309 morti, centinaia di feriti, migliaia di persone psicologicamente devastate, molti decessi nei mesi successivi – il 6 aprile 2009 alle 3 e 32. Le autorità , invece, secondo il sindaco, si davano da fare.
Dopo il disastro, le persone resesi disponibili crearono un centro operativo alla scuola della Finanza.Il sindaco rivendica di aver chiesto un piano di emergenza fin dal 31 marzo. Ne era a conoscenza anche l’on. Lolli. Vi fu la decisione di chiudere le scuole la sera prima del disastro, dopo le scosse forti intorno a mezzanotte. Nessuno aveva diffuso allarmi, ma ciò nonostante – dice Cialente – chiesi a TVUNO, che mise in onda un avviso scritto, detto in gergo “serpentone”. In una precedente occasione, sempre per il terremoto, fu chiusa la scuola, ma vi furono proteste e invettive contro il sindaco. Cialente respinge con forza ed emozione ogni allusione ad un mancato allarme che sarebbe dovuto arrivare non si sa bene da chi, forse dal Comune?
Forse si sarebbe dovuta sgomberare la città ? Ordinare alla gente di andar via? Chi avrebbe dovuto mettere in guardia – dice il sindaco – ha solo rassicurato. Parole di elogio ha riservato il sindaco all’organizzazione spettante al Comune subito dopo il sisma. Cialente ha ribadito che “la commissione grandi rischi non ha cambiato il suo atteggiamento nei confronti del sisma”.
In quella che molti considerano un’anomalia comportamentale, non vi sono state domande degli avvocati difensori al sindaco. Gli stessi avvocati che, invece, hanno posto diverse domande a Daniela Stati, sentita per tre ore questa mattina (leggere precedente servizio sull’argomento).
VITTORINI E I PARENTI DELLE VITTIME – Amarezza e insoddisfazione di alcuni parenti delle vittime, che ad “inabruzzo.com” dicono a caldo: “Il sindaco è forse dalla parte della Commissione grandi rischi? Non ha detto chi rassicurò la gente: chi lo fece? Ha detto che il piano di protezione civile doveva pubblicizzarlo la giunta Tempesta e non la sua. Gli avvocati difensori non gli hanno fatto domande, solo uno di parte civile lo ha fatto. E’ un patto di non belligeranza? Non vorremmo crederlo, perchè se fosse così, saremmo disgustati, sarebbe scritto sulla pelle dei morti”. Amarezza giustificabile, sono persone ancora straziate dal dolore, che attendono da questo processo giustizia e verità .
Vincenzo Vittorini, della fondazione 6 Aprile, ha detto a Inabruzzo.com stasera: “Sono amareggiato, indignato. Il sindaco lascia sola la città , scagiona la commissione grandi rischi. E’ assurdo perchè è lui il capo della protezione civile in città … Gli avvocati non gli hanno fatto domande: sembra emergere un patto di non belligeranza molto esteso, altrimenti ciò che è accaduto non si spiega. Cialente non ha detto nulla “contro” la commissione… La città è stata venduta, siamo ancora una volta soli e abbandonati. Se il sindaco conferma la propria ansia durante lo sciame, la propria paura del peggio, anche dopo il 31 marzo, perchè alla città non disse nulla, e la sua ansia non si manifestò con atti concreti? Se l’è forse tenuta per lui?”.
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