Riflessioni – La spirale del silenzio
L’Aquila – Ci scrive Goffredo Palmerini: “Gentile direttore, è con molta soddisfazione – per essere riuscito a convincere Scipione L’Aquilano (uno pseudonimo, naturalmente, così egli preferisce) ad uscire dal guscio di riflessioni private o per pochi intimi – che propongo questo scritto del nostro amico, primo d’una auspicabile lunga serie: ottima penna, buona cultura, considerevole acume, grande passione civile e riferimento a valori di rango, in un tempo caratterizzato da un (mai raggiunto prima, nell’Italia repubblicana!) pubblico degrado e dal “pensiero debole”, anzi molto debole. Ci vorranno decenni per risorgere dalle macerie morali e civiche di questi ultimi vent’anni. Il fermo presidio costituzionale del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e l’appena nato Governo presieduto da Mario Monti, si spera siano l’aurora d’una nuova stagione di responsabilità, senso delle istituzioni, austerità di comportamenti pubblici e privati, rigore e serietà agli occhi degli italiani e del mondo, per recuperare il ruolo e la dignità che spettano ad una grande Nazione, quale l’Italia è. Per questo saluto con piacere questo inizio di libera collaborazione di Scipione L’Aquilano – se lo si riterrà utile – proprio lungo questo importante linea di pensiero civile e di riflessione etica. Sono lieto di proporre all’attenzione della testata che dirigi il presente come i prossimi scritti di questo interessante ed acuto commentatore politico, nel senso più nobile del termine, che guarda all’interesse generale, al bene comune della “pòlis” e dei suoi cittadini”.
LA SPIRALE DEL SILENZIO
(di Scipione l’Aquilano) – Lenin diceva che quando riesci a togliere all’avversario la volontà di lottare, hai già vinto lo scontro. Ma, nelle moderne condizioni di “guerra asimmetrica”, controllare l’opinione pubblica è diventato ancora più decisivo che vincere in campo militare. La regola leninista si converte quindi in modo automatico nella tecnica della “spirale del silenzio”: si tratta di estinguere, nell’anima del nemico, non solo la sua disposizione guerriera, ma perfino la sua volontà di argomentare in propria difesa, di annullare perfino il suo mero impulso di dire qualche timida parolina contro il suo aggressore”.
Volentieri ospitiamo e se vorrà ospiteremo le riflessioni di Scipione l’Aquilano. Ecco la prima.
Il modo per raggiungere questo obiettivo è laborioso e caro, però semplice nella sua essenza: si tratta di attaccare l’onore del poveretto da così tanti lati, per tanti mezzi di comunicazione così diversi e con una tale varietà di accuse contraddittorie, con frequenza di proposito assurda e farsesca, che il poveretto, sentendo impossibile un dibattito pulito, finisce per preferire raccogliersi in silenzio. In questo medesimo istante diventa politicamente defunto.
Alexis de Tocqueville. Si deve a lui la prima formulazione della teoria della “spirale del silenzio”, che, in una estesa ricerca sul comportamento della opinione pubblica in Germania, Elizabeth Noëlle-Neumann confermò integralmente nel suo The Spiral of Silence: Public Opinion, Our Social Skin (2ª. ed., The University of Chicago Press, 1993). Zittirsi davanti all’attaccante disonesto è un comportamento ugualmente suicida quanto tentare di ribattere le sue accuse in termini “elevati”, conferendo a quel disonesto una dignità che non possiede. Le due cose precipitano direttamente nella voragine della “spirale del silenzio”.
Il sudiciume, la viltà stessa di certi attacchi sono pianificati per mettere in imbarazzo la vittima, instillandole il rifiuto di coinvolgersi in discussioni che le suonano degradanti e forzandola così, sia al silenzio, sia a una ostentazione di fredda eleganza superiore che non può non apparire come un camuffamento improvvisato di un dolore insopportabile e, quindi, una confessione di sconfitta. Non si può parare un assalto rifiutandosi di avvicinare un dito alla persona dell’assaltante o dimostrandogli, in modo educato, che il Codice Penale proibirebbe quello che sta facendo.
L’unica reazione efficace alla spirale del silenzio è romperla – e non si può farlo senza rompere, insieme ad essa, l’immagine di rispettabilità di coloro che l’hanno fabbricata. Ma come smascherare una falsa rispettabilità in modo rispettabile? Come denunciare la malizia, l’inganno, la menzogna, il crimine, senza andare oltre le frontiere del mero “dibattito di idee”? Chi commette crimini non sono le idee, sono le persone. Nulla favorisce di più l’impero del male della paura di partire per “l’attacco personale” quando questo è assolutamente necessario.
Aristotele insegnava che non si può dibattere con chi non riconosce – o non segue – le regole della ricerca della verità. Coloro che vogliono mantenere un “dialogo elevato” con criminali diventano imbellettatori del crimine. Sono questi i primi che, nell’impossibilità di un dibattito onesto, e con la paura di cadere nel peccato dell’ “attacco personale”, si rifugiano in quello che credono un onorato silenzio, consegnando il terreno al nemico. La tecnica della spirale del silenzio consiste nell’ indurre esattamente a questo.
*ipf.aq@tiscali.it
Non c'è ancora nessun commento.