Lettera aperta a Stefano Zurlo
L’Aquila – (di Emidio Di Carlo, giornalista indipendente) – Una volta, quando i giornali in cerca di verità pubblicavano dei reportages realizzati da “inviati speciali”, le testate andavano a ruba poiché, in linea di massima, si poteva leggere la cosiddetta “verità che scotta”. Il reportage che ha occupato l’intera pagina 11 è però davvero “speciale”. Verrebbe da pensare che sia stato redatto a tavolino per non disturbare il manovratore che, nella circostanza sembra essere il “caro Berlusconi”: senza dubbio artefice (in simbiosi con Bertolaso) delle new town che hanno regalato sicuramente veloci alloggi (12.000 posti letto su una popolazione di oltre 60 mila abitanti) ma a scapito di interessi che non vale la pena di rivangare nuovamente. Eccoci allora all’altra faccia della “verità”. Il sottoscritto è un giornalista-pubblicista “indipendente” di vecchio corso, ultrasettantenne, con moglie ultrasessantenne, figlia e nipote già in comodato in un’abitazione che a due anni e mezzo dal sisma non ancora fatta recuperare, non solo perché distrutta dal sisma, quanto per il “ritardo clamoroso della magistratura” (a seguito di un banale incidente sul lavoro nell’abbattimento di un palazzo poato di fronte); situazione aggravata dalla politica commissariale imposta dal Governo Centrale (con emissione di “Ordinanze”, talvolta astruse, e nel divenire anche contraddittorie), quindi dai comportamenti della Giunta Comunale Cialente (che non ha esitato ad assegnare all’ex Presidente della Provincia, perdente poltrona, oltre dieci deleghe) così gagliarda e sollecita da essere arrivata a riformare il “diritto di famiglia”, in materia di “nucleo familiare”, pur di penalizzare ulteriormente la voce fuori dal coro. Ma è bene tornare a parlare della “Palafitta” (ovviamente new town per il “collega” Zurlo) nella quale sono stato “ricoverato” con assistenza varia (mobili, utenze, bottiglia di spumante, lavastoviglie, posate, utenze varie, ecc.) circa un anno, da settembre 2009 a gennaio 2011, data quest’ultima in cui la Protezione Civile con la complicità della Giunta di “sinistra” del Sindaco Cialente ha ritenuto nullo il contratto a suo tempo stipulato, inviando i miei due nuclei familiari (a proposito per l’ISTAT sono stati richiesti e compilati distinti modelli) nel regno del “vattela a pesca”, con obbligo al rilascio di quanto a suo tempo assegnato nella “Palafitta”.
Se meriti e colpe si possono individuare da parte del Governo centrale (ho avuto modo di documentare le buste di plastica appese al soffitto per le infiltrazioni d’acqua), non da meno ve ne sono nella gestione del dopo sisma da parte della Giunta Cialente che manda solo proclami di ricostruzione a breve scadenza (per gli immobili classificati “B” entro il 2012) salvo poi ad essere smentita dalla commissione della Comunità Europea che ha continuamente rinviato la decisione sulla “Zona franca” essendo la documentazione carente per quanto attiene il “disagio sociale”; un “disagio” che la Giunta Cialente avrebbe dovuto evidenziare non solo sulla situazione critica in fase di rilancio per il commercio locale (a favore delle PMI o per il richiamo di grandi aziende industriali), quanto sull’esistente e sulle difficoltà delle famiglie largamente costituite dagli anziani e pensionati. Per concludere: le dichiarazioni riportate nell’articolo sono rappresentative di una società da Terzo Mondo che in una vera città della cultura, qual è L’Aquila, non ha avuto mai ragione d’essere.
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