Grandi rischi, toccanti testimonianze – “Fummo rassicurati, le nostre vite distrutte”
L’Aquila – (aggiornamento) – ANCORA UNA VOLTA: “NON E’ UN PROCESSO ALLA SCIENZA” – CORA: “SONO UN MORTO CHE CAMMINA” -(Foto: dall’alto verso il basso, Vincenzo Vittorini, il giudice Billi, l’imputato De Bernardinis, Vittorini e l’avv. Maurizio Cora) - Giornata di emozioni forti al processo alla Commissione grandi rischi, nel corso della quale sono stati sentiti nuovi testimoni. Tra loro, Vincenzo Vittorini (foto) (Fondazione 6 aprile per la vita). Toccante il racconto del crollo e dei momenti più tragici dell’immediato dopo terremoto. Numerosi battibecchi tra pubblico ministero e avvocati difensori addirittura sull’uso di termini e verbi nelle testimonianze. Un’udienza tesa e dura. In aula, come sempre e con grande partecipazione, uno degli imputati, il prof. De Bernardinis.
La sostanza delle testimonianze. Niente processo alla scienza, chi lo sostiene sbaglia o travisa. E’ un processo agli uomini che rassicurarono, non alla scienza, che notoriamente in tutto il mondo non è in grado di prevedere terremoti. Altrimenti non contunuerebbero ad esserci ovunque migliaia di vittime nei sismi che si susseguono nel globo. E se la previsione non è possibile, non lo è neppure affermare che il terremoto non ci sarà . Un argomento forte, inoppugnabile, che i difensori degli imputati temono. Dalle parole strazianti, ma ferme, di Vittorini, il ricodo di una consuetudine aquilana: uscire di casa alle prime scosse. Quella notte del 6 aprile molti non lo fecero, perchè erano stati rassicurati, ed a farlo non era l’uomo del radon (lo studioso privato Giampaolo Giuliani), ma una commissione di scienziati autorevoli. Convincente per i più. E il terremoto arrivò distruggendo cose e vite. Parole brucianti come fuoco, sulle quali i difensori hanno reagito o tentato di reagire, proprio perchè convinventi e sconvolgenti. Nessuno, oggi, chiede vendetta, ma un’affermazione di giustizia perchè in futuro non accada mai più nulla del genere.
“Sono un morto vivente” ha detto Cora in uno dei passaggi piu’ strazianti, parlando della sua situazione attuale, ricordando poi che la sua famiglia si era cosi’ fidata della Commissione tanto da far tornare una figlia da Napoli. “Eravamo affamati di avere notizie che non c’erano – ha aggiunto Cora – gli esperti fecero una prognosi fausta, normale”. Poi parlando della terribile scossa delle 3.32, Cora ha aggiunto: “E’ stato l’inferno, sono precipitato dal quarto piano dell’edificio fino al garage, circa 18 metri. Sono un morto che cammina”.
Vittorini ha parlato di “riunione maledetta”, quella del 31 marzo 2009, accusando la Commissione di aver “anestetizzato la paura atavica che gli aquilani hanno da sempre del terremoto. Quando e’ partita la terribile scossa delle 3.32 – ha aggiunto – e’ stata violentissima, indicile. La casa ballava in tutte le direzioni, urlavo stando nelle vicinanze della finestra. Sentivo qualcosa di terrificante, come se la terra avesse aperto la bocca. Non sentivo la mia voce per il forte boato. La casa si e’ inclinata su un fianco e poi e’ crollata. Avrei voluto scegliere il mio futuro con dati incontrovertibili”. Nel pomeriggio sono previste altre testimonianze.
Davanti al giudice Marco Billi sono comparsi, come Vittorini, e l’avv. Maurizio Cora, nuovi testimoni, congiunti e famigliari di persone decedute durante i crolli di quella notte. Per alcuni di loro l’avv. Fabio Alessandroni. Fino a oggi i testi hanno sottolineato che i loro congiunti, spaventati dalle scosse fino al 31 marzo di due anni fa, hanno poi cambiato atteggiamento dopo i tranquillizzanti messaggi diffusi dalla Grandi rischi dopo la riunione del 31 marzo 2009. L’udienza di oggi e’ molto attesa perche’ tra gli altri, testimoniano l’avvocato Maurizio Cora e il chirurgo Vincenzo Vittorini che la notte del sisma hanno perso le rispettive mogli e alcuni figli. Gli imputati sono Franco Barberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis (anche oggi presente in aula), gia’ vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all’epoca presidente dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all’Universita’ di Genova e Mauro Dolce, direttore dell’ufficio rischio sismico di Protezione civile. I capi di imputazione per tutti sono di omicidio colposo, disastro colposo e lesioni personali colpose.
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