Una maximanovra con celerità, ma senza fretta
(di Carlo Di Stanislao) – Completata la squadra di governo, Mario Monti stringe i tempi sulla complessa manovra che vedrà la luce il 5 dicembre prossimo. Ieri, al termine della cerimonia di giuramento per sottosegretari e vice ministri a Palazzo Chigi, il presidente del Consiglio ha parlato di una “squadra snella e forte” che aiuterà “le forze politiche a ritrovare un clima più sereno e una riconciliazione con l’opinione pubblica”. E a chi sottolinea l’inopportunità che facciano parte del governo due ex top manager del gruppo Intesa San Paolo, il ministro dello Sviluppo Corrado Passera e il suo vice alle Infrastrutture Mario Ciaccia, Monti ha assicurato “una trasparenza assoluta”.Oggi pomeriggio il premier è arrivato a Bruxelles per partecipare alla riunione dell’Eurogruppo, accompagnato da voci insistenti secondo cui ammonterebbe a ben 20 miliardi la manovra che il governo si appresta a varare al fine di raggiungere il pareggio di bilancio entro il 2013. Tra le misure potrebbe esserci il blocco totale del recupero dell’inflazione per le pensioni, che varrebbe , compreso il blocco della perequazione già previsto per le pensioni più alte, 6 miliardi di euro. Per gli altri 14 si dovrà ancora attendere, ma solo qualche giorno, poiché i vertici dell’Eurotower chiedono al governo italiano misure immediate e concrete. Con le cattive prospettive di un abbassamento del Pil italiano, la manovra economica dovrà necessariamente comprendere una delega fiscale di 4 miliardi da aggiungere per il calo del Pil dello 0,5%, per cui, dicono vari boatos, il provvedimento ammonterà a 20 miliardi di euro. Tra le ipotesi allo studio del Governo, ci sarebbe, secondo quanto riporta l’agenzia Ansa, anche il possibile aumento della soglia minima dei 40 anni di contributi necessari ora per la pensione di anzianità indipendentemente dall’età anagrafica. Si lavora in sostanza su un range di 41-43 anni di contributi per uscire dal lavoro, a qualsiasi età. Il giudizio complessivo di Bruxelles sugli impegni assunti dal governo Berlusconi e successivamente su quelli indicati dal nuovo governo Monti è sostanzialmente positivo, ma è chiarissima l’indicazione che vanno creati dei “cuscinetti” “per salvaguardare gli obiettivi di bilancio annunciati a fronte di una crescita economica più debole”. Ridurre il deficit/Pil dal 4% di quest’anno all’1,6% l’anno prossimo per la Commissione europea “è un passo essenziale verso il pareggio nel 2013”. Dato che le ultime stime europee indicano un deficit/Pil al 2,3% nel 2013 e all’1,2% nel 2013 a bocce ferme, è necessario colmare questo “buco”. Intanto che Monti, con il neo-viceministro Vincenzo Grillo, è a Bruxelles, è in corso alla Camera un vertice tra il presidente del Senato, Renato Schifani, quello della Camera, Gianfranco Fini, e il ministro del Welfare, Elsa Fornero sul nodo del riassetto del sistema previdenziale dei parlamentari e alla riunione partecipano anche i questori di Senato e Camera. Davanti ai colleghi, Monti dovrà fornire precisi ragguagli sull’entità dello sforzo aggiuntivo necessario per mantenere l’obiettivo del pareggio di bilancio nel 2013 e davanti agli italiani i parlamentari dovranno, per forza, dare il buon esempio. Un primo impatto positivo sul deficit potrebbe venire dalla annunciata spending review del Fondo unico della presidenza del Consiglio, spesso utilizzato per compensare in parte i tagli imposti ai singoli dicasteri. Il governo sembra però nutrire poca fiducia sulla strategia di ricorrere a manovre continue, approvate a pochi mesi l’una dall’altra e il cui inevitabile effetto recessivo rischia di minarne in parte l’efficacia. Secondo quanto riferiscono fonti politiche, il nuovo intervento sui conti potrebbe essere per ora di entità limitata, nell’attesa di verificare gli effetti dei primi provvedimenti per il rilancio della crescita, che saranno illustrati sempre nella riunione di lunedì prossimo. Monti ha già annunciato che a parità di gettito la composizione del prelievo fiscale può essere modificata “in modo da renderla più favorevole alla crescita”, spostando le tasse da lavoro e imprese a proprietà e consumi. Il governo, inoltre, potrebbe ricorrere anche ad un nuovo aumento dell’Iva. Alzare di un punto percentuale sia l’aliquota ridotta al 10% sia l’aliquota ordinaria al 21% garantirebbe “più di 6 miliardi” l’anno. La revisione delle accise potrebbe essere impostata per garantire “più di 4 miliardi su base annua”. Nel definire gli ultimi punti del programma, dicono gli esperti, alcune cose saranno messe inizialmente da parte perchè troppo complicate e piene di lungaggini per essere elaborate degnamente ora: è il caso della patrimoniale che, oltre a non aver ottenuto pieni consensi, sarebbe troppo onerosa sia in termini di tempo che economici da portare avanti in questo momento poichè la maggior parte delle ricchezze che dovrebbero da essa essere colpiti si trovano intestate a società off-shore detenute in paradisi fiscali. Partirà invece, secondo i più, il progetto della Sgr che gestirà la dismissione programmata del patrimonio immobiliare dello Stato, da gennaio prossimo, avvalendosi di una struttura snella e della collaborazione con altre Sgr già presenti sul mercato. Commentando, infine, le critiche che sono arrivate, anche dall’ estero, sui primi passi di Monti, più lenti del previsto secondo molti osservatori, ci ricorda Marco Galluzo dalle colonne del Corriere, che non si può pensare di fare in pochi giorni quello che per tanti anni non è stato fatto, perchè scegliere in grande fretta cosa occorre in questo momento all’ Italia equivarrebbe a fare male al’intero Paese.
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