Recessione?
(di Carlo Di Stanislao) – Secondo Moody’s nessun Paese dell’area Euro è al riparo dalla crisi e anche se l’Eurozona manterrà la sua unità senza altre inadempienze oltre a quella della Grecia, il rischio recessione è altissimo per tutti i 17 membri, a meno di spinte politiche per varare provvedimenti shock , che comunque potrebbero portare più paesi a perdere l’accesso al mercato e a chiedere un programma di sostegno. Nel suo ultimo Economic Outlook, l’Ocse pone l’Italia, nel 2012, in piena recessione, con un Pil (che quest’anno è cresciuto di appena lo 0,7%) in negativo (-0,5%) e si dovrà attendere il 2013 per pallidi segnali di ripresa. E indica, come primi provvedimenti da prendere per il nostro Paese, riforme sul mercato del lavoro, con più flessibilità e moderazione salariale, a cominciare dalle buste paga della pubblica amministrazione che andrebbero tagliate e differenziate su base regionale. La crisi dell’Eurozona rimane per l’Ocse la fonte principale di rischio per l’economia mondiale e le pressioni connesse che ne derivano sul funding bancario aumentano il rischio di un credit crunch. Un altro grave rischio deriva, secondo L’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, evidenzia anche i rischi connessi alla mancanza di azioni sul fronte della stretta fiscale richiesta negli Stati Uniti dalle leggi attuali: questo potrebbe infatti portare a una nuova recessione dell’economia USA che l’attuale politica monetaria espansiva non potrebbe più contrastare. IOntanto Sarkozy dice che se l’Italia cede il cuore stesso della’Euro è in pericolo, mentre volano i rendimenti dei titoli pubblici italiani, con Btp con scadenza decennale che toccano la punta del 7,3%, nel giorno del “Btp Day’: iniziativa nata per dare un segnale positivo ai mercati e per sostenere l’Italia, evento proposto dall’Associazione Bancaria Italiana e che sarà replicato il prossimo 12 dicembre e che riguarderà, in quella data, i titoli di nuova emissione, in particolare i Buoni Ordinari del Tesoro e i titoli a breve termine. Oggi e il 12 basterà recarsi allo sportello della propria banca e sull’acquisto dei non si dovranno pagare, , le commissioni bancarie normalmente previste. Tutti attendono l’esito sostenuto anche da molti illustri calciatori, e non solo per la somma che si riuscirà a racimolare, ma per misurare la fiducia della gente sul sistema – Italia. Già il 13 novembre Giuliano Melani, libero professionista toscano, ha comprato (a proprie spese) una pagina del Corriere della Sera per invitare gli italiani ad acquistare buoni del tesoro e così provare a mettere un freno ad un debito pubblico e uno spread ormai fuori controllo ed avviato una rete di privati cittadini intenzionati a sostenere il debito nazionale. Come nel caso di alcuni studenti di economia di Bologna, che sul loro sito “Ogni promessa è debito” (http://www.ognipromessaedebito.com/index.html), hanno lanciato l’idea di una colletta, affermando che: “non si tratta di fare nessun regalo (…) ma di dare tempo al nostro Paese, il tempo che serve per ricordarci che siamo in grado di fare grandi cose. (…) Questo è un ultimo appello alla classe politica italiana, un vero e proprio do ut des: noi ci assumiamo le nostre responsabilità, ma i nostri amministratori sappiano che salvare il nostro paese è il motivo per cui paghiamo loro gli stipendi”. In realtà, prima ancora che Melani pubblicasse l’appello sul Corriere della Sera, in rete c’era già chi aveva avanzato una proposta simile. Anche qui nessun imprenditore illuminato o politico generoso, ma gli insospettabili Amici di Beppe Grillo di Bologna che sulle pagine del loro Meetup (http://www.meetup.com/grillibologna/boards/view/viewthread?thread=17417082) già dal primo di Novembre avevano iniziato a discutere se dar vita a un “Gruppi di Acquisto Solidale di Bond Nazionali”. E lo storico Giovanni Gozzini si domanda, sulle pagine di Vanity Fair, se sia troppo”chiedere ai parlamentari italiani di farsi pagare lo stipendio in titoli di Stato”, poiché se se davvero i politici essi stanno lavorando, indipendentemente dal colore, per il bene del Paese, dovrebbero essere i primi a dare il buono esempio. L’area euro ha punti di forza economici e finanziari, sostiene Moody’s, ma la debolezza delle istituzioni continua ad essere un freno per la risoluzione della crisi e pesa fortemente sui rating. Gli economisti hanno ribadito che servono misure di breve termine per stabilizzare il mercato del credito altrimenti e, ancora, che vi è ormai una diffusa sensazione di sfiducia sulla possibilità di soluzione da parte dei politici, in Spagna, Francia e nel nostro Paese. E già da venerdì, Mario Monti, lasciato sulla scrivania il pesante dossier dei sottosegretari, ha comiciato con lena a lavorare sull’immenso incartamento delle misure anti-crisi e si è diretto al ministero che guida ad interim, quello dell’ Economia, per un fine settimana di intenso lavoro su cifre e tabelle. Il Financial Times, sempre venerdì, ha parlato di “nebbia” che avvolge ancora le misure italiane per arginare la crisi ed è per questo che il nuovo premier si affretta per i diradarla offrendo, già dalle prossime ore, qualche indicazione sulle cose che intende fare. In questi giorni c’è chi ha parlato di una manovra di 15-25 miliardi, tra Ici, riforma delle pensioni e altre misure ma, in ambienti ministeriali, ci si è affrettati a dire che fare cifre “sarebbe prematuro”. e stesse fonti fanno notare infatti che «non siamo di fronte a una manovra classica ma a un insieme di provvedimenti». Intanto sul pareggio di bilancio, da introdurre in Costituzione, l’aula della Camera si riunirà martedì alle 16. Esaurita la discussione generale si passa al voto che potrebbe concludersi nella mattinata di mercoledì. È presumibile che il presidente del Consiglio non possa essere presente a Montecitorio, in costanza del voto, visti gli impegni internazionali. E in questo ultimo week-end “fino all’ultimo respiro”, anche Enzo Moavero Milanesi, ministro degli Affari Europei, è stato visto lavorare senza sosta fra il ministero e Palazzo Chigi. Sabato, poi, come accennato, il presidente francese Nicolas Sarkozy è tornato a parlare della’Italia, dicendo che se “c’è un problema in Italia è il cuore della zona euro che è minacciato”, ma assicurando, anche, che il suo impegno e quello di Angela Merkel “per sostenere l’Italia è molto forte”. Il piano segreto di Angela Merkel e Nicolas Sarkozy per salvare l’euro, rivelato nei giorni scorsi dalla Bild, prevede anche un deciso impegno della Bce ad acquistate titoli di Stato di Paesi in difficoltà e, secondo l’edizione domenicale del ‘Welt am Sonntag’, grazie a questo intervento l’Eurotower riuscirebbe a tenere più bassi gli interessi sui titoli dei Paesi in difficoltà. Intanto una mano concreta a Monti potrebbe arrivare dal Fondo monetario internazionale, che preparerebbe un piano da 600 miliardi di euro che darebbe al governo italiano 12-18 mesi di tempo per varare le riforme. Intanto Napolitano, in un comunicato, scrive che “daremo prova al’Ocse di saper superare anche questa crisi”. Ma, come scrive Francesco Bei su Repubblica, L’Italia, si trova oggi in una situazione simile a quella vissuta nel settembre del 1996, quando Romano Prodi andò a Valencia per cercare di convincere Aznar (ma la ricostruzione è sempre stata negata da Prodi) a fare fronte comune per ammorbidire i parametri di Maastricht necessari ad entrare nell’euro. Aznar, come non sembra fare oggi la Merkel, ci chiuse la porta in faccia. E l’Italia, con Ciampi ministro del Tesoro, fu costretta a raddoppiare la Finanziaria per centrare l’obiettivo: da 32.500 a 62.500 miliardi di lire. È lo spettro che agita Monti. Quello di dover somministrare al cavallo una cura troppo pesante, che potrebbe aggravare ulteriormente la situazione spingere il paese verso la recessione.
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