Mistero e silenzio sull’ex Sercom abbandonata


L’Aquila – (Foto: progetto CASE a mridosso dell’ex Sercom e la struttura quando era in costruzione) – Nell’agosto scorso i consiglieri comunali Corrado Sciomenta ed Emanuele Imprudente scrivevano al sindaco Cialente per sapere: “quali sono i motivi della mancata attivazione delle procedure di acquisizione al patrimonio comunale del Centro Commerciale Polifunzionale (EX. Sercom.) in località Sassa, ai sensi dell’art. 17 della Convenzione, per difformità nella realizzazione dell’intervento rispetto alle previsioni progettuali approvate e per non aver rispettato la scadenza del termine per l’ultimazione dei lavori che era il 20.01.2008; quali sono le motivazioni del mancato utilizzo degli spazi da parte dell’amministrazione comunale, visto che l’emergenza è stata prorogata al 31dicembre 2011; se intende intraprendere azioni al fine di mettere a disposizione della Città tale “opera” e con quali finalità”.
Domanda interessante, soprattutto l’ultima parte: quali intenzioni, visto che il 31 dicembre si avvicina? C’è forse in pentola uno scoop pre elettorale da sciorinare alla città, che comunque non sa nulla?
Siamo a fine anno o quasi, e le risposte, almeno che risulti all’opinione pubblica, non ne sono arrivate. Come in mille altri casi, l’amministrazione ha scelto la via più facile, quella del silenzio, per eludere il problema, o per aggirarlo in vista di chi sa quali “sorprese” per i cittadini. In ballo c’è l’imponente struttura detta ex Sercom a Sassa, che nolti anni fa sorse – in una tempesta di reazioni e proteste di varie espressioni ambientaliste allora in voga – con investimenti allora miliardari (in lire) e oggi sicuramente milionari (in euro). Comunque di grande rilevanza.
L’edificio è nella campagna di Sassa, oggi assediato da strutture abitative da ogni lato e confinante con la strada. Negli anni infatti la ex Sercom è stata inglobata nei villaggi del cosiddetto progetto CASE. Dalla fine degli anni Novanta al 2009 molte cose sono cambiate. L’ex Sercom, invece, no: è un dinosauro di cemento armato adagiato nella campagna e, che si sappia, inutilizzato, in degrado e senza alcuna destinazione utile per la città.
Se non fossimo a L’Aquila, che nel suo stemma dovrebbe scrivere “Immota manet et… muta”, da tempo si sarebbe aperto un dibattito sull’utilizzo della struttura, che sta lì, non verrà certo mai demolita, ha un valore rilevante e potrebbe avere molte diverse destinazioni utili alla collettività, così affamata di spazi e strutture in sicurezza sismica. Un’idea potrebbe essere farne una area fieristica, un grande mercato coperto per il commercio aquilano, inglobarvi dei musei e degli spazi culturali, magari impianti sportivi al coperto. Al limite, persino quello che doveva essere, ovvero un grande centro commerciale. La sola cosa da non fare, è mantenere l’assoluto mutismo che c’è da anni e anni, e meditare chi sa quali lucrosi affari in tempi migliori e futuri.


28 Novembre 2011

Categoria : Cronaca
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