“L’Aquila non parli dell’Aquila!”
L’Aquila – Scrive Ugo Centi: ” Nei prossimi giorni, quella che un tempo – prima dell’elezioni dirette dei sindaci – era chiamata la massima istituzione politica cittadina, ovvero il Consiglio comunale, andrà a riunirsi a Bruxelles. Scopo: sollecitare, con la massima enfasi possibile, gli aiuti pubblici per le piccole e medie imprese che volessero insediarsi nelle aree terremotate, nella formula della cosiddetta “zona franca”.
Su cosa faranno perno queste richieste? Su fattori economici, naturalmente. Ma, penso, anche sul concetto di “identità”. Molto, della cosiddetta “ricostruzione” aquilana, fa conto sulla “identità”. Ora c’è, anche se non si vede, un problema: Europa vuol dire dimensione comunitaria, aperta, fuori dagli schemi localistici. Questa dimensione, dunque, dovrebbe “identificarsi”, con L’Aquila, cioè con una città che, storicamente, è stata anche campanile, pregiudizio culturale verso il “fuori”. Come si risolve, dunque, l’antinomia, se la “trasferta” non la si vuol ridurre ad un mero fatto economicistico? L’aquilano inteso come topos culturale non è mai stato luogo in cui paesi, comunità, radici, si sono mescolate in cosmopolitismo; piuttosto antagonismo e conflitto localistico non sono stati estranei a questo territorio fino all’altro ieri. Se L’Aquila vuole l’Europa non può parlare dell’Aquila. Altrimenti sarà portatrice di una mera istanza sindacale; un rivolgersi ai Grandi in cerca di protezione.
Se è questo, la “trasferta” a Bruxelles sarà una delle tante “foto” su un album ricordi da mostrare ai nipoti. Se rimetterà in forse il senso di “identità”, invece, sarà un passo verso il futuro. Bisogna però ammettere che questa seconda ipotesi è quasi un’utopia”.
Non c'è ancora nessun commento.