Un casinò? L’Abruzzo se lo merita

(di G.Col.) – Come reagire alla crisi? Ma sì, anche facendo cadere una pallina bianca su un disco di roulette che gira, e aspettando che cada su un numero decretando vincitori e vinti. In fondo, gente disposta a spendere soldi in azzardo c’è sempre stata e ce ne sarebbe anche oggi. I cassintegrati e i precasi non vanno al casinò… L’Abruzzo merita di avere una casa da gioco, anche se la chiede un albergo a Tortoreto e non il Comune come a Venezia e altrove. L’Abruzzo merita, perchè rincorre una casa da gioco da decenni, dai tempi in cui la voleva Francavilla a Mare, seguita da Campo Imperatore e da altre località. Sempre un casinò è stato desiderato, e mai ottenuto, perchè questo nostro è un paese in cui che sussistano clamorosi privilegi non fa paura a nessuno. Venezia, San Remo, Campione e Saint Vincent hanno casinò, ma il resto d’Italia non può ottenerlo. Vai a capire con qualche logica e soprattutto con quale fondamento giuridico. A nessuno importa molto per esempio che migliaia di abruzzesi con qualche euro in tasca si rechino continuamente a giocare facendo migliaia di chilometri. E’ un po’ come quando si amputavano le statue di bronzo con uomini nudi, privandoli degli attributi, perchè la chiesa di fronte si scandalizzava, o come quel papa che costrinse Michelangelo a mettere le mutande ai suoi possenti personaggi nudi dipinti in luoghi sacri. E ipocriti. Siamo con Tortoreto: chieda a gran voce il casinò. Qualche euro sul rosso o sul nero lo punteremo tutti. Al momento, più sul rosso. Ma non sarà sempre mezzanotte… Un casinò sarà sempre meglio dei tanti, troppi videogiochi che appestano ogni località italiana.