Tagliente e il governo Monti
L’Aquila – L’ex Presidente del Consiglio regionale Giuseppe Tagliente ha diffuso la seguente lettera aperta: “Mi sono già espresso sul governo Monti e sulla opportunità strettamente politica di appoggiarne l’azione. Torno sull’argomento a seguito di richieste di chiarimenti da parte di un certo numero di amici, che continuano ad esprimere forti riserve e giudizi assolutamente negativi. Per rendere meglio comprensibile la mia posizione voglio prima illustrare qual è l’elettorato di riferimento del centro-destra. A mio giudizio, esso consiste principalmente nel ceto medio, inteso però non soltanto come pura categoria economica, ma come categoria sociale e culturale. Ad essa appartengono le famiglie che, pur non essendo cattoliche praticanti, educano i figli al rispetto dei principi cristiani; i pensionati che, risparmiando su ogni spesa ed investendo in Bot o alle Poste i sudati risparmi, si sono comperati la casa, hanno pagato il matrimonio in chiesa alle figlie ed hanno fatto studiare i figli; la grande massa di operatori pubblici che fanno giornalmente il loro difficile mestiere, senza furbizie e senza facili eroismi. Ne fanno parte quelle donne pronte ad aiutare chiunque si impegni a cercare un lavoro onesto, ma allarmate dal rischio montante di furti e rapine ad ogni angolo di strada e di supermarket; le persone che amano l’ordine ma non riescono più a comprendere il senso di impunità per i delinquenti che deriva da molte sentenze della nostra magistratura, che sembra più interessata alla politica che alla repressione della delinquenza comune. E potrei continuare per parecchie pagine … Questo grande blocco sociale, a cui – non dimentichiamolo – si deve la crescita economica e sociale del Paese, corre nell’attuale crisi economica il rischio di rimanere senza alcuna copertura politica. Stretto tra poteri forti, che vogliono esclusivamente le liberalizzazioni, principalmente nel mercato del lavoro, e che vedono la patrimoniale come il fumo negli occhi, ed una sinistra, per la quale esiste solo la patrimoniale e che, nonostante il livello della disoccupazione giovanile, non può e non vuole fare nulla su qualsiasi tipo di liberalizzazione del mercato del lavoro ( basta leggere le interviste della Camusso), il ceto medio è fortemente a rischio d’estinzione. Un appoggio attivo e non attendista al governo Monti serve, in primis ed nel breve periodo, a dare la dovuta copertura alle istanze politiche di quello che era, è e sarà l’elettorato di riferimento del centrodestra. Un atteggiamento di opposizione marcata, come ha deciso di fare la Lega, o anche velata o attendista, vestendo i panni del “convitato di pietra”, non giova pertanto al centrodestra come sembra aver compreso innanzitutto Silvio Berlusconi, a giudicare dalle sue dichiarazioni dopo il volto di fiducia a Monti. La scommessa sulla quale il centrodestra deve puntare è quindi, a parer mio, di far comprendere alla classe media le ragioni che militano in favore di un sostegno convinto al governo Monti, in un quadro di coesione nazionale, e di far “digerire” al proprio interno che scenari diversi sarebbero politicamente disastrosi. Un eventuale fallimento del governo Monti avrebbe infatti come immediata conseguenza il fallimento dello Stato italiano e quindi la distruzione del ceto medio (come è avvenuto in tutte le altre crisi economiche dello scorso secolo ) e di conseguenza quella del centrodestra, che risulterebbe marginalizzato nel panorama politico per i prossimi quindici – venti anni (cioè per il tempo di riformazione di un nuovo ceto medio). Beh, l’esperienza della marginalizzazione io l’ho vissuta in gioventù sulla mia pelle e non voglio che si ripeta. Se non altro per un duplice dovere morale: il primo verso tutte quelle persone- spesso giovani, ma anche non giovani – che per combattere quella marginalizzazione hanno sacrificato parte della loro esistenza e a volte la loro stessa vita, il secondo verso quella grande massa di giovani di oggi ai quali un centrodestra “in gioco” può offrire la prospettiva di occupazione e di benessere che ricette vetero-socialiste non possono dare. Due precisazioni, infine, che vogliono avere il significato di una raccomandazione, soprattutto a me stesso. La prima per dire che la posizione da me sostenuta sarebbe decisamente interpretata come uno spartiacque con i movimenti degli “arruffapopolo” come Bossi, Di Pietro, Vendola e Grillo e questo aspetto favorirebbe davvero l’unione di tutti i moderati. La seconda per dichiarare a chi ripete che la crisi l’avrebbe potuta gestire il governo passato, che purtroppo non c’erano proprio le condizioni, soprattutto esterne, per gestire azioni come quelle che servono e che necessariamente serviranno all’Italia per riprendersi”.
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