I nostri fratelli abruzzesi


PUBBLICHIAMO LA CONCLUSIONE di “Laudomia Bonanni, scrittrice aquilana del Novecento” della studiosa, ricercatrice e scrittrice Fausta Samaritani.
Le opere, prima degli anni del silenzio
Per il ritorno in libreria di un libro di Laudomia Bonanni, a dieci anni dall’uscita del romanzo L’adultera, l’ufficio stampa di Bompiani diffonde un comunicato che stuzzica curiosità e procura a Laudomia molte interviste. Il libro, presentato alla Terrazza Martini di Genova, arriva alla cinquina dello Strega. Perché la Bonanni per anni non ha più scritto nulla di nuovo? Risponderà in un’intervista a Sandra Petrignani, pubblicata nel 1984: «Ho avuto una nevrosi acutissima. Sopravvivevo con gli psicofarmaci. È stato un periodo orrendo, dovuto al superlavoro dopo un’esperienza ventennale come consulente del Tribunale Minorile.»
Il libro del 1974 è Vietato a minori. Il “taccuino delle udienze”, su cui Laudomia aveva nel corso degli anni annotato le fasi dei processi ai minori, è il collante di racconti, i cui protagonisti sono bambini e adolescenti, deviati oppure che si trovano in particolari situazioni di disagio esistenziale. Laudomia nelle ultime pagine racconta la sua visita al carcere minorile di Aquila, dieci anni dopo aver rinunciato alla consulenza al Tribunale dei Minori. Vietato a minori è una raccolta di storie tragiche, alcune molto datate (ma quanto attuali, purtroppo!): il piccolo Marcello è stato colpito da una scheggia di granata che lo ha ferito dalla fronte alla nuca; altri bambini disegnano bombe dalle forme strampalate; Franco in brefotrofio ha contratto turbe psichiche e non sa tenere la penna in mano; le bambine, a ricreazione, parlano della bimba massacrata da un bruto; la madre di Maria è stata uccisa dalla «Zefile», così la bimba chiama la sifilide; un’alunna sembra deficiente, perché porta a scuola uova e piume di uccelli (ma casa vede gabbie con canarini); Elio ha assistito al suicidio di sua madre; Tonino vuole tornare assolutamente dalla mamma, detenuta per aver ucciso suo marito; Francesco, incarcerato per aver rubato una gallina, per sfuggire alla pena si arruola in Marina e muore in guerra
Laudomia Bonanni aveva scritto il 15 maggio 1960 a Geno Pampaloni: «Una esperienza acuita dal contatto diretto coi bambini, come maestra, e coi ragazzi passati davanti a un tribunale minorile dove sono stata per 18 anni. E quali anni: ci sono passati tutti i possibili casi umani, tranne forse i veri criminali. Ritengo che non ce ne siano, fra i ragazzi.» Alcuni racconti non sono nuovi, perché da anni anticipati su giornali e su riviste: ma nessun critico sembra accorgersene. Sui quotidiani la gloriosa “terza pagina” volge al tramonto e alla ribalta si affacciano critici giovani che difettano di memoria storica e hanno poco spazio per presentare il numero crescente di romanzi sfornati dall’editoria: le critiche sono quindi succinte e, a volte, sciatte o incomplete.

Laudomia Bonanni ha esteso la collaborazione alla rivista letteraria abruzzese «Dimensioni» e ha frequenti contatti epistolari con esponenti della cultura abruzzese: Ignazio Silone, il critico e poeta Ottaviano Giannangeli, lo scrittore e critico Giovanni Titta Rosa, il poeta Giuseppe Porto, il critico Giuseppe Rosato e Giammario Sgattoni che è anima del Premio letterario Teramo. Continua la corrispondenza con Geno Pampaloni, con Michele Prisco con cui si dà del tu, con la scrittrice ligure Minnie Alzona, con il poeta Antonio Porta (Leo Paolazzi) che per la Bompiani cura l’editing di due romanzi della Bonanni.
Nel 1977 Bompiani pubblica il nuovo libro, Città del tabacco, una raccolta di storie antiche e quasi tutte anticipate su riviste e giornali, pur con varianti. Anche questa volta, la critica non se ne accorge. Il racconto che conferisce il nome alla raccolta è ambientato all’Aquila, nel tragico inverno ’43-’44. La città è invasa da migranti, cacciati verso nord dai tedeschi, fuggiti dai paesi che sorgono lungo la “linea gotica”. Senza tetto, essi trovano riparo sotto i porticati, negli androni, nei ballatoi, negli ospedali aquilani.

Il bambino di pietra. Una nevrosi femminile (Bompiani, 1979) è invece un romanzo, originalissimo. Una donna rinuncia alla maternità, perché impaurita da un caso clinico rarissimo, in cui feto è rimasto all’interno del corpo materno, pietrificandosi. Nel 1982 esce il romanzo Le droghe, l’ultimo pubblicato in vita. Una donna di mezza età funge da madre supplente ad un ragazzo che si perde nei meandri della droga.
Laudomia Bonanni presenta poi a Bompiani il romanzo La rappresaglia che, nonostante le pressioni di Maria Bellonci, è rifiutato dall’editore. Non scrive più. Vive a Roma, con la sorella Isa, in un quartiere borghese, alle pendici di Monte Mario. Arrivano lassù i clamori di una stagione politica e sociale drammatica e di cambiamenti epocali. Ogni giorno Laudomia sale a piedi sulla cima di Monte Mario, a guardare dall’alto la città. Deserta le riunioni dello Strega e le occasioni letterarie e mondane, riduce i contatti a quelli indispensabili per vivere. Pochissimi amici aquilani le fanno visita o le scrivono, come il medico Bruno Sabatini e i saggisti Gianfranco Giustizieri e Antonio Cordeschi.
È sopravvissuta a critici che l’avevano scoperta e sostenuta (Dessí, Falqui, Bellonci, De Robertis, Cecchi) e anche a critici, come Fausta Cialente, che l’avevano stroncata; è sopravvissuta a suoi amici Montale e Moravia e anche ai suoi editori: Mondadori, Casini e Bompiani. Un giorno Laudomia si chiude nello studio e straccia le sue carte: bozze di stampa, appunti, vecchie redazioni. Distrugge le lettere ricevute da Silone, Moravia, Montale, dai Bellonci, da Falqui, la Manzini e la De Cèspedes, da Dessí, Cecchi, Pomilio e anche le lettere ricevute dai lettori. Serba i dattiloscritti di tre romanzi inediti (La corrente, Prima del diluvio e La rappresaglia), una raccolta di suoi scritti pubblicati su giornali e le critiche letterarie ricevute. Sfuggono per caso alla pena del cassonetto una ventina di lettere.

Laudomia Bonanni covava rancore verso la nuova generazione di critici, perché la ignoravano; per l’editoria che non la voleva più; per i suoi concittadini, colpevoli a suo avviso di dimenticarla. Non avvertì che si manifestavano i primi sintomi di una sua riscoperta.
L’aquila era vecchia e non aveva più penne per scrivere.
Laudomia Bonanni è morta a Roma il 21 febbraio 2002, a 94 anni.
Non l’ho mai conosciuta.
A settembre 2003, dietro insistenza del nipote e unico erede Gianfranco Colacito e di amici della Bonanni, esce postumo il romanzo La rappresaglia. Nella ristretta cerchia dei cultori della Bonanni si parla di “canto del cigno”, perché nessuno conosce la scrittura originaria de La rappresaglia. E se fosse invece una diretta derivazione del romanzo “perduto” Stridor di denti, di cui la Bonanni parlava nelle lettere a Maria Bellonci, nel 1949? Per lo scenario storico e per il realismo acerbo, La rappresaglia sembra un romanzo scritto alla fine degli anni Quaranta; ma per la densità dello stile, se è paragonata alla raccolta di racconti Il fosso(Mondadori, 1949), La rappresaglia è una punta più avanzata, nel laboratorio linguistico della Bonanni.
Questa è la trama. Una popolana di mezza età, La Rossa, è catturata da un gruppo di fascisti sbandati e alla macchia. Nascosti dentro fascine, ella trasporta proiettili e fucili destinati ai partigiani. I fascisti la conducono all’eremo di Acquafredda, nel loro covo. L’eremo descritto è stato recentemente identificato in una chiesa rupestre che sorge sopra Caramanico; ma anche la storia della partigiana La Rossa, fucilata dai fascisti dopo aver messo al mondo una bambina, è realmente accaduta, in quei luoghi dove la guerra ha seminato orrori. Gianfranco Colacito, Pietro Zullino, Gianfranco Giustizieri e Giuliano Tomassi hanno dato vita all’Associazione Internazionale di cultura “Laudomia Bonanni” che conta oggi centinaia di iscritti, anche all’estero, e opera pur nelle difficoltà economiche e logistiche del post terremoto. Il sito di riferimento è www.laudomiabonanni.net.A L’Aquila ogni anno si assegna il Premio per la poesia “Laudomia Bonanni”. Di Fausta Samaritani .


22 Novembre 2011

Categoria : Cultura
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