Coop, lavoratori chiedono chiarezza: tutto come quando L’Aquila c’era e diceva solo “no”


centro-commer-castel-di-lama-apL’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Il Comune dell’Aquila, per motivi che nessuno riesce a capire ma molti ad immaginare e suppore, ancora una volta mette il bastone tra le ruote di un insediamento commerciale, indifferente al rischio che si perdano decine di posti di lavoro e che l’offerta ai consumatori resti circoscritta e limitata. E’ lecito supporre che esistano interferenze, le stesse che per anni hanno impedito che alla Coop fossero date risposte, mentre ad altri se ne davano con celerità. Chi in Comune riesce a produrre simili risultati? E perchè?
“I 90 dipendenti Coop dell’Aquila sono fortemente preoccupati per la mancata convocazione della Conferenza di servizi che, entro settembre, avrebbe dovuto dare il via libera definitivo alla realizzazione di un supermercato in localita’ Sant’Antonio’. La Cisl ha incontrato una delegazione di lavoratori ancora in cassa integrazione, che chiedono chiarezza sul futuro dell’azienda e sull’apertura di un nuovo punto vendita, che consentirebbe il riassorbimento di tutte le maestranze. ‘Nella riunione del 31 luglio scorso’, sottolinea la CISL, ‘alla presenza della Protezione civile, di Regione, Provincia e Comune dell’Aquila, sindacati nazionali, territoriali e proprieta’, era stata raggiunta un’intesa per la realizzazione in localita’ Sant’Antonio di un supermercato Coop della superficie di 3mila metri quadrati. Intesa sottoscritta da tutti i presenti. Ad oggi ancora non viene concessa l’autorizzazione definitiva ai lavori. In ballo ci sono 90 posti di lavoro che, se i tempi non verranno rispettati’, evidenzia il segretario regionale Cisl, ‘rischiano di sfumare, come detto a chiare note dall’azienda. Siamo di fronte a ritardi e inutili lungaggini che, oltre a creare problemi sul fronte occupazionale, tolgono la possibilita’ agli aquilani di usufruire di servizi utili, in un momento di emergenza come quello che vive la citta”. CISL ricorda che i supermercati di Pettino e Pile sono ancora chiusi, in quanto inagibili, mentre il solo punto vendita in funzione e’ quello del Torrione. (Nella foto Col: Un centro commerciale Coop. Ovunque simili strutture proliferano anche una vicina all’altra. A L’Aquila blocco totale, ostacoli, ritardi e incomprensibili difficoltà. Incomprensibli si fa per dire…)

centro-commer-pileQUANDO L’AQUILA C’ERA E NON CRESCEVA – Quando L’Aquila c’era, nell’altra vita, in tanti si affannavano a sentenziare che era una città economicamente sofferente, anzi morente. I dati non confermavano tali sentenze e migliaia di famiglie aquilane, tanto per dirne una, intascavano ogni mese oltre un milione di euro di affitti in nero agli studenti. L’Aquila c’era, e come, per i prezzi alti, la scortesia di molti (non tutti) i commercianti, la scarsità spaventosa di offerta, la famosa risposta al cliente: “Non ce l’abbiamo, bisogna ordinarlo”. Risposta riferita a oggetti comunissimi altrove reperibili in un batter d’occhio. Per esempio ad Avezzano, dove intanti si recavano a comperare.
Cullandosi in tale spaventosa arretratezza, la città imboscava soldi in banca, non investiva e non produceva, e nel contempo i suoi potenti, le sue cupole che da sempre hanno dominato tutto e tutti, si impegnavano a impedire ogni iniziativa, ogni crescita, ogni slancio, ogni azione positiva di altri. E’ stato per questo, in sintesi, che L’Aquila commercialmente è cresciuta (poco) solo da qualche anno: era fino a cinque anni orsono l’unica città d’Abruzzo e forse d’Italia a non avere un centro commerciale, mentre ai titolari dei piccoli supermarket esistenti si impediva strenuamente persino di ampliare le superfici di vendita. In ogni modo e in barba a tutto. Poi ce la fecero quelli dell’Aquilone, evidentemente blindati e abili, e arrivò l’iper di Pile. L’unico. In altre realtà ce ne sono due, tre, quattro uno accanto all’altro. Infatti, gli aquilani continuavano, dopo i primi entusiasmi, ad andare a Colonnella, a Chieti Scalo, a Città S.Angelo e persino a Castel di Lama presso Ascoli Piceno. La Coop tentò in ogni modo di affiancare un suo iper all’altro; a S.Gregorio un’enorme estensione recintata per un altro iper, è rimasta bloccata lì da anni. Ora si frena e si soffoca anche l’iniziativa della Coop, che peraltro è già presente in città, quindi non farebbe ombre a potentati e “vippai” capaci di dire alt oggi come ieri. Il Comune addirittura manca alla parola data, tanta è la forza di chi blocca tutto. L’Aquila non crebbe, fu distrutta il 6 aprile, oggi è in coma, ma ancora si rifiuta di rialzarsi e di tentare di somigliare ad una città: incredibile volontà autolesionista e masochista che evidentemente sopravvive a tutto ciò che, invece, è scomparso. (Nella foto: Il centro commerciale Aquilone, l’unico esistente)


08 Ottobre 2009

Categoria : Economia
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